Lotta all’evasione, semplificazione normativa e delimitazione delle responsabilità in capo ai commercialisti. Con in più la proposta di rendere i commercialisti certificatori di tutte le operazioni in cui si verifica un trasferimento di fondi pubblici verso il sistema economico.  Sono stati questi i temi al centro dell’intervento del presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio, tenuto al X Forum One fiscale, organizzato da Wolters Kluwer con ANDAF-Associazione Nazionale Direttori Amministrativi e Finanziari. “In ambito fiscale”, ha detto, “bisogna intervenire in maniera molto forte sulla produzione delle norme e sulla loro applicazione e interpretazione. Uno dei più grossi problemi del nostro sistema tributario è rappresentato dalla complessità e dalla farraginosità delle norme e dalla loro elefantiaca produzione. Migliaia e migliaia di modifiche sono intervenute nel corso degli anni. Abbiamo norme confliggenti tra di loro e un surplus di norme spesso disapplicate”.

“In questa complessità”, ha spiegato, “si annidano comportamenti opportunistici, evasivi e elusivi. Razionalizzare e riorganizzare l’impianto normativo nazionale è una priorità”. “L’evasione”, ha aggiunto, “ha differenti sfaccettature: c’è quella reale di sottrazione di base imponibile, di frode fiscale. C’è poi l’evasione di carattere interpretativo, che deriva proprio dalla complessità delle norme. Basti pensare, a titolo esemplificativo, al contenzioso che cresce su aspetti interpretativi legati al concetto di autonoma organizzazione ai fini Irap, di antieconomicità per gli imprenditori, di tassazione per trasparenza nelle società di capitale a ristretta base sociale. Tutti aspetti che potrebbero essere tranquillamente regolamentati con norme semplici e chiare e con sanzioni proporzionate, perché un altro tema è legato alla sproporzione delle sanzioni in caso di inadempimento formale rispetto alle sanzioni previste dai nostri codici tributari. L’impianto sanzionatorio deve essere rigido e repressivo, ma anche proporzionato al comportamento assunto in sede evasiva o elusiva”.

Il presidente dei commercialisti ha poi sottolineato come il concetto di tax compliance “ha sempre più assunto un ruolo ben diverso da quello iniziale. Nell’ambito della lotta all’evasione, il legislatore tende sempre più a trasferire una funzione quasi suppletiva in capo ai commercialisti. Non dimentichiamo che i commercialisti non hanno i poteri inquirenti, di repressione e di contrasto all’evasione come quelli attributi a Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate. Noi oggi veniamo invece chiamati su alcune norme specifiche, ad esempio sull’antiriciclaggio, a operare segnalazioni su operazioni sospette, o, in altro ambito, a svolgere una attività di segnalazione di operazioni potenzialmente rischiose in ambito transfrontaliero”. Il presidente dei commercialisti ha sgombrato il campo da interpretazioni errate di queste sue affermazioni. “Vorrei essere chiaro”, ha affermato, “non c’è da parte dei commercialisti la volontà di sottrarsi alla lotta all’evasione, che anzi svolgiamo quotidianamente con grande professionalità, senso di responsabilità e spirito di servizio nella tutela del pubblico interesse al fianco delle istituzioni. Ma è necessario perimetrare le responsabilità e attribuire funzioni specifiche ai commercialisti”.

“Come consiglio nazionale”, ha ricordato, “abbiamo avanzato la proposta formale di attribuire ai commercialisti la funzione di certificatori in tutte le operazioni in cui si verifica un trasferimento di fondi pubblici verso il sistema economico. Lo facciamo già di consueto con il visto di conformità. I risultati ottenuti nel contrasto alle frodi in tema di superbonus sono il frutto dell’interposizione dei commercialisti”.

De Nuccio ha infine riconosciuto all’amministrazione finanziaria “una grande capacità di ascolto, che ci ha portato, nei mesi scorsi, alla nascita di un tavolo tecnico con Ministero dell’Economia e Agenzia delle Entrate al quale mi auguro si potrà lavorare assieme alla risoluzione di questi problemi”.

 

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