L’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica tra privati può essere un’opportunità, e non solo un rischio, per gli studi dei commercialisti, anche di quelli più piccoli e meno strutturati. A patto però che la professione si attrezzi al più presto e in maniera consapevole per il passaggio dalla contabilità analogica a quella digitale. Ne è convinto il Consiglio nazionale della categoria, che in un documento diffuso oggi definisce un preciso modello evoluto digitale per la trasformazione dello studio, che possa diventare un punto di riferimento per gli iscritti. Il modello prevede una gestione diretta da parte dello studio del processo di emissione, contabilizzazione e conservazione della fattura elettronica, in un sistema nel quale cliente e studio interagiscono telematicamente, condividendo lo spazio digitale entro il quale si svolge il processo di fatturazione.

L’analisi del modello è stata eseguita ipotizzando che il cliente dello studio sia un’impresa in contabilità semplificata e che lo studio abbia una soluzione software integrata composta da tre moduli: quello di contabilità, quello di gestione elettronica documentale (GED) (che consente ai clienti la produzione da remoto delle fatture di vendita e l’accesso ai documenti archiviati) e il modulo di conservazione documentale digitale. Il modello prevede inoltre che lo studio emetta la fattura per conto dei propri clienti apponendo la firma remota o automatica ai dati della fattura inseriti dal cliente sulla piattaforma GED e riceva per conto del cliente le fatture elettroniche tramite il Sistema di Interscambio.

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Centrale nello schema messo a punto dal Consiglio nazionale è dunque la collaborazionestudio-cliente. L’integrazione tra i diversi moduli che compongono la soluzione software dello studio professionale consentirebbe poi al commercialista di massimizzare i vantaggi derivanti dalla digitalizzazione. L’applicazione dello schema valorizzerebbe inoltre i dati delle fatture che lo studio sarebbe in grado di intercettare in tempo reale. Dati ai quali agganciare servizi a valore aggiunto da proporre ai clienti. La riduzione dell’inserimento manuale di una moltitudine di dati contabili da parte del personale degli studi, potrebbe comportare infine una modifica di parte delle loro abituali attività, creando la possibilità per dedicarsi ad attività diverse.

“La fatturazione elettronica obbligatoria – commenta il presidente della categoria, Massimo Miani – è un processo inevitabile, che va però gestito al meglio. Per questo chiediamo da tempo che la sua introduzione sia più graduale: bisogna dare la possibilità alle piccole e piccolissime imprese di prepararsi al meglio ad una novità di tale portata. Il rischio è che altrimenti il sistema possa incappare in difficoltà simili a quelle verificatesi lo scorso anno con lo spesometro. Uno scenario da scongiurare con forza”. Secondo il numero uno dei commercialisti “in questo contesto la nostra categoria deve però comunque rapidamente attrezzarsi affinché questa novità possa trasformarsi da potenziale rischio di perdita di clientela in possibile opportunità di crescita. Con questo documento proviamo a dare indicazioni precise ai nostri colleghi per affrontare consapevolmente questo passaggio”

“L’attivita’ nei confronti della clientela tenuta alla contabilità semplificata”, spiega il Consigliere delegato all’organizzazione degli studi, Maurizio Grosso, “rappresenta una possibile area di rischio per la professione, dal momento che copre una rilevante quota di mercato nell’ambito dei servizi contabili e fiscali ed è probabilmente più esposta alla concorrenza. Il nostro documento è nato proprio con l’intento di interpretare le esigenze dei piccoli studi con clientela con contabilità semplificata. E’ a questa ampia fetta di colleghi che proviamo a dare risposte, facendo uno sforzo di previsione degli scenari futuri ipotizzabili”. “La forte accelerazione impressa dalla fatturazione elettronica alla piena digitalizzazione dei servizi contabili alla clientela – conclude Grosso – ci impone di essere proattivi e tempestivi, sia investendo in nuove soluzioni informatiche e in formazione del personale, sia verso i clienti, soprattutto quelli meno attrezzati sul digitale, che dovendo obbligatoriamente riorganizzarsi, potranno trovare nel commercialista un valido punto di riferimento. Si tratta di una sfida difficile e impegnativa, che va però necessariamente colta”.

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