Il professionista e il D.LGS 231/2001: è il titolo del volume curato da Annalisa De Vivo e prefato da Niccolò Abriani appena pubblicato da Wolters Kluwer, in collaborazione con la Fondazione nazionale dei commercialisti, nella collana Guida Operative Ipsoa. Diversi i focus sui quali il lavoro – giunto alla sua terza edizione – si concentra: dall’evoluzione della responsabilità degli enti al procedimento di accertamento e alle sanzioni; dal focus sul modello 231 tra adeguati assetti organizzativi e compliance integrata a quelli sugli illeciti tributari e l’aggiornamento del modello per finire a quello sul ruolo dell’organismo di vigilanza anche nell’emergenza sanitaria.

“In un momento storico in cui si discute di adeguati assetti organizzativi”, è scritto nella quarta di copertina, “appare più che mai attuale l’impianto normativo del D.Lgs. 231/2001, nato sulla scia di una tendenza internazionale diretta alla prevenzione della criminalità d’impresa attraverso la creazione di una struttura di corporate governance e di meccanismi di controllo che consentano alle organizzazioni di mitigare il rischio di commissione degli illeciti previsti”.

A quasi vent’anni dalla sua introduzione, prosegue la presentazione del volume,  “il costante ampliamento del catalogo dei reati e le istanze di riforma che periodicamente si susseguono hanno contribuito a mantenere vivo l’interesse verso la disciplina della responsabilità amministrativa degli enti.  In effetti, il sistema di prevenzione contemplato dal Decreto in questione, che affida all’organo giudicante la valutazione in merito all’adeguatezza organizzativa dell’ente, nel tempo ha prestato il fianco a non poche criticità nell’interpretazione e nell’applicazione della normativa: le numerose pronunce giurisprudenziali finora succedutesi hanno riconosciuto soltanto in pochissimi casi una valenza esimente ai modelli organizzativi adottati, evitando la comminazione di sanzioni a carico delle società coinvolte nei procedimenti giudiziari. Ciò ha ostacolato la diffusione di un approccio propositivo nei confronti della normativa e l’adozione dei modelli organizzativi da parte delle imprese, che in molte circostanze hanno erroneamente interpretato la compliance al D.Lgs. 231/2001 come un (inutile) aggravio di oneri”.

“La maggiore diffusione di una cultura d’impresa finalizzata al rafforzamento dei meccanismi di corporate governance e gestione dei rischi impone con urgenza, da un lato, il tema dell’esigenza di modifiche degli aspetti “procedurali” della normativa e, dall’altro, l’introduzione di meccanismi premiali tali da stimolare la diffusione – soprattutto nelle imprese di minori dimensioni – della cultura dei controlli e della prevenzione dai rischi, anche attraverso l’adozione dei modelli organizzativi previsti dal Decreto”.

A tal fine, anche questa terza edizione del volume ribadisce la centralità del ruolo del professionista economico-giuridico, le cui competenze risultano indispensabili al soggetto che intenda implementare il proprio sistema di risk management e compliance aziendale in modo corretto ed efficiente.

 

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