E siamo così giunti alla versione 2.0 del 730 precompilato. Dal 2 maggio è infatti possibile avvalersi del modello messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate, con possibilità di presentarlo (doverosamente in via telematica) anche con il fai da te e, da quest’anno, anche in forma congiunta.
La dichiarazione precompilata potrà essere accettata senza modifiche rispetto ai dati in essa riportati ovvero potrà essere rettificata e/o integrata con i dati in essa mancanti, eventualmente risultanti anche dal foglio informativo, allegato al modello, in cui l’Agenzia ha fatto confluire i dati che non è stato possibile inserire direttamente in dichiarazione per mancanza di informazioni sufficienti.

Nel suo secondo anno di vita il modello si arricchisce di 700 milioni di dati in più rispetto a quelli già a disposizione dell’Amministrazione finanziaria. In particolare si tratta dei dati relativi a: spese sanitarie e relativi rimborsi, spese universitarie, spese funebri, spese per interventi di ristrutturazione e riqualificazione energetica degli edifici e contributi per la previdenza complementare. Queste nuove informazioni si aggiungeranno a quelle provenienti dalle certificazioni uniche dei sostituti d’imposta per redditi di lavoro dipendente ed assimilati, pensioni e redditi per attività di lavoro autonomo occasionale ed ai dati trasmessi da soggetti terzi, quali ad esempio interessi passivi sui mutui, premi assicurativi e contributi previdenziali.

Infine sono stati utilizzati anche i dati già presenti in anagrafe tributaria, quali ad esempio quelli derivanti dalla dichiarazione dei redditi dell’anno precedente, i versamenti effettuati con il modello F24, così come i dati relativi alle compravendite immobiliari ed ai contratti di locazione registrati.
Per quanto concerne, in particolare, i dati relativi alle spese sanitarie, sono state inviate, per l’anno d’imposta 2015, circa 400 milioni di ricette dal Servizio sanitario nazionale, per un importo dei ticket pari a circa 1,5 miliardi di euro, e 120 milioni di documenti fiscali, per un importo pari a circa 13 miliardi di euro. In totale, oltre 520 milioni di documenti di spesa, riguardanti circa 50 milioni di cittadini.

Tuttavia, mancherà un’importante fetta di spese sanitarie detraibili. A parte quelle che i contribuenti interessati (si tratta di poco più di 1.000 cittadini) hanno scelto di non far comparire nella precompilata comunicando la propria opposizione all’utilizzo dei dati (il che ha oscurato circa 11.000 documenti di spesa, per un importo complessivo pari a 850.000 euro), non sono state inserite le spese relative ai farmaci da banco.
A causa delle difficoltà tecniche legate alle modalità di conservazione dei dati, le farmacie non hanno infatti comunicato la gran parte delle spese per farmaci sostenute dai cittadini nel corso del 2015. Pertanto, al fine di non disorientare i contribuenti fornendo loro un dato parziale, l’Agenzia ha preferito non utilizzare le limitate informazioni pervenute dalle farmacie, fatti salvi i dati relativi ai ticket farmaceutici acquisiti direttamente dal sistema Tessera sanitaria.

Altre differenze che i contribuenti troveranno nel modello 2016 rispetto al dato corretto, ai fini della detrazione/deduzione, possono inoltre derivare dalla mancanza delle spese sostenute presso soggetti che, pur appartenendo alle professioni sanitarie, non sono iscritti negli albi dei medici e dei chirurghi, gli unici sottoposti all’obbligo di invio dei dati (si tratta di quelle effettuate, ad esempio, presso strutture sanitarie non accreditate, parafarmacie, odontotecnici, ottici, psicologi, logopedisti, massofisioterapisti od ancora medici, non titolari di partita Iva, per le prestazioni occasionali eventualmente svolte).
Per quanto concerne i rimborsi riferiti alle spese sanitarie sostenute in anni precedenti, erogati nel 2015 da enti e casse con finalità assistenziali, se il contribuente nelle precedenti dichiarazioni non ha portato in detrazione le spese rimborsate oppure ha detratto le spese già al netto dei relativi rimborsi, dovrà modificare la dichiarazione precompilata, eliminando i rimborsi dai redditi esposti dall’Agenzia tra quelli soggetti a tassazione separata.

Anche rispetto alle spese sostenute presso le strutture accreditate potrebbero esserci differenze: si pensi, tra le spese di ricovero, a quelle di comfort per la degenza indetraibili di cui è stata però consentita la trasmissione cumulandole alle prime, od ancora alle spese per prestazioni di chirurgia o medicina estetica che, pur essendo state comunicate, sono in gran parte indetraibili laddove non conseguenti ad incidenti, malattie o malformazioni congenite.
Inoltre, le spese sanitarie intestate a minori sono state attribuite sulla base delle percentuali riguardanti i familiari a carico, indicate nelle certificazioni uniche. Pertanto, sarà necessario modificare la dichiarazione proposta dall’Agenzia delle Entrate nei casi in cui il familiare, di fatto, non è fiscalmente a carico o se la spesa è stata sostenuta da un soggetto diverso od in una percentuale diversa rispetto a quella risultante dal prospetto dei familiari a carico.
Analogamente dovrà procedersi per le spese universitarie intestate ai familiari a carico, mentre per le spese funebri ci si dovrà ricordare di inserire le spese accessorie (per fiori, marmi, ecc.) non sostenute direttamente presso l’agenzia di onoranze funebri.

Un lavoro non da poco, dunque, che molto difficilmente potrà essere gestito con il fai da te. Come del resto già accaduto lo scorso anno. Dai dati statistici ufficiali relativi all’anno di imposta 2014, diffusi dal Dipartimento delle Finanze (nota del 31 marzo 2016), risulta che su circa 13 milioni di contribuenti che hanno utilizzato il nuovo modello precompilato, 11,5 milioni lo hanno presentato tramite CAF o professionista abilitato e circa 1,4 milioni hanno invece scelto il fai da te.
I contribuenti che hanno accettato la precompilata senza apportarvi modifiche sono stati pari al 5,1% (poco più di 665.000 contribuenti), mentre il restante 94,9% ha rettificato e/o integrato i dati.
E’ pur vero che la dichiarazione precompilata di quest’anno è comunque più completa e potrà essere accettata senza integrazioni da un numero maggiore di contribuenti, ma la sensazione che si ha è che ancora una volta, per quanto detto, il numero delle precompilate accettate senza modifiche non sembra essere destinato ad aumentare sensibilmente.

Guardando all’operazione “dichiarazione precompilata” nel suo complesso, è chiaro dunque che la stessa sia ancora in una fase sperimentale. Un’operazione che, è bene ricordare, è stata resa possibile soltanto attraverso l’introduzione dei predetti nuovi obblighi di comunicazione di dati a carico dei contribuenti, pesantemente sanzionati in caso di errori od omissioni nella trasmissione telematica.
Il che ha inevitabilmente comportato, oltre al notevole sforzo organizzativo dell’Agenzia delle Entrate per il buon esito dell’operazione, un forte aggravio in termini di costi e di complessità delle procedure a carico dei contribuenti e, indirettamente, dei professionisti che li assistono, tra cui non vanno dimenticati i maggiori costi di assicurazione per le somme dovute da professionisti e CAF in caso di visto di conformità infedele (non rettificato entro il 10 novembre), commisurate all’imposta ed agli interessi che sarebbero stati richiesti al contribuente (nodo irrisolto della nuova disciplina che, sul punto, è a forte rischio di incostituzionalità per violazione dei principi di capacità contributiva e d’indisponibilità del tributo, nonché per l’ingiustificato arricchimento del contribuente che la stessa determina).

Il processo di semplificazione in corso non è stato, in altri termini, “a costo zero” per il sistema, il che deve indurre ad una riflessione sul bilanciamento che – sempre – dovrebbe essere assicurato tra tali maggiori costi ed i benefici che dagli stessi possono trarsi e che, nella specie, dovrebbero essere rappresentati dal numero di contribuenti che saranno messi in grado di accettare la precompilata senza modifiche.
Da questo punto di vista, un sistema fiscale complesso come il nostro non invoglia certo all’ottimismo.
Semplificare il Fisco, peraltro, non significa solo snellire le procedure – come pure è doveroso – né cercare di rendere banale ed eseguibile da tutti ciò che, al contrario, richiede specifiche competenze tecniche e professionali.
La semplificazione che serve al Paese è innanzitutto quella che pianifica e realizza un sistema fiscale più chiaro, certo, stabile e coerente. Di questo abbiamo bisogno ed è questo l’obiettivo da realizzare, al di là delle dichiarazioni più o meno “pre-complicate”.

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