Nei primi mesi del 2015 (fonte FMI), il pil in Emilia Romagna è cresciuto dell’1,2%. A livello nazionale, la regione si attesta così al secondo posto per crescita dopo la Lombardia (+1,3%). Si tratta di un dato estremamente positivo. Qual è la situazione dell’economia bolognese? La ripresa comincia a farsi sentire e in quali campi in particolare?
Vorrei partire da un dato molto significativo: nel primo trimestre del 2015 l’export della provincia di Bologna ha continuato a crescere segnando un +8,7% rispetto allo scorso anno, che vuol dire quasi tre volte più della media italiana e più del doppio rispetto ai valori regionali, che si attestano sul +3,7%. Questo dato ci dà la misura del livello di internazionalizzazione del nostro territorio e va letto contestualmente all’importante cambio di passo che stiamo registrando da alcuni mesi in termini di investimenti stranieri. Ne cito solo alcuni: Philip Morris, Toyota, Danfoss, Volkswagen con il Suv Lamborghini e, di recente, anche Basf. Il settore trainante è la manifattura, dove la meccanica fa la parte del leone (+35% di export nel 2015). Analizzando la situazione attuale, possiamo affermare che il tessuto produttivo bolognese è uscito profondamente trasformato dalla crisi, con uno scatto in avanti in termini di innovazione e competitività sul piano internazionale.
**Come sta influendo il Jobs act sulle aziende della provincia? Sono aumentati i contratti a tempo indeterminato? La disoccupazione, in particolare quella giovanile, è diminuita? **
Nei primi mesi dell’anno abbiamo assistito ad un moltiplicarsi dell’inserimento dei giovani nelle imprese della provincia: un segnale indubbiamente positivo che ci auguriamo possa stabilizzarsi e ampliarsi. Tuttavia è ancora presto per tracciare un bilancio degli effetti del Jobs act. Sul tema dell’occupazione, come associazione siamo impegnati in prima linea per agire concretamente sull’incrocio tra la domanda e l’offerta nel mercato del lavoro, a partire dalla formazione dei giovani. Il nostro obiettivo è colmare gradualmente lo scollamento tra il mondo del lavoro e quello della scuola, stimolando un cambiamento culturale a cominciare dai banchi di scuola. Il nostro auspicio è che l’effetto combinato di iniziative virtuose, a vari livelli, possa consentire un rilancio dell’occupazione.
**In che modo i commercialisti contribuiscono allo sviluppo del territorio e all’incremento delle attività produttive? **
La corretta gestione delle imprese non passa solo attraverso il mercato: anche la conoscenza degli indici del proprio bilancio da un punto di vista economico e finanziario è importante. In quest’ottica, il confronto tra professionisti e aziende può dare un grande contributo alla crescita delle imprese e, come associazione, ci supporta nello sviluppo della cultura d’impresa a 360 gradi.
Giornalista professionista, addetta stampa del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, redattrice di Press Magazine
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