Napoli Nord è il più giovane Ordine territoriale dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili, il 144° in ordine di tempo. E’ stato istituito nel nuovo circondario del tribunale di Napoli Nord, che raggruppa 38 comuni, con decreto del ministero della Giustizia del 21 marzo 2014.
Ad essere eletto primo presidente dell’Ordine, che ha la sua sede ad Aversa, è Antonio Tuccillo, alla guida di 1.400 iscritti di cui il 20,8% di donne e il 26,7% di giovani under 40.
Presiedere un nuovo Ordine professionale è stato all’inizio un compito gravoso ed entusiasmante al tempo stesso da cui è scaturita una serie ben nutrita di iniziative a favore degli iscritti.

«Abbiamo costituito 48 commissioni di studio», ha esordito Tuccillo, «avviando la formazione professionale continua con oltre 50 convegni, nominando il Consiglio di disciplina, celebrando assemblee per rendiconti e preventivi, stipulando convenzioni con l’università di Napoli e con istituti postuniversitari come l’IPE. Senza dimenticare la formazione sul campo perché i commercialisti di Napoli Nord sono anche andati nelle scuole per incontrare gli studenti nell’ambito di quei confronti pubblici attraverso cui presentare alla società civile gli ambiti della professione e ciò che essa può realizzare nell’interesse di tutti».

Peccato, però, che le donne iscritte all’Ordine rappresentano solo il 20,8% del totale rispetto ad una media nazionale del 31,6%. Inoltre nel Consiglio dell’Ordine, su 11 componenti, non è presente nemmeno una donna. Cosa fare per migliorare la situazione? «Possiamo intervenire in due modi», risponde Tuccillo. «Prima di tutto coinvolgendo le iscritte nella commissione Pari opportunità, aiutandole ad emergere nella professione. In secondo luogo, il Mezzogiorno deve aggiornarsi, seguire l’evoluzione della società per cambiare quella cultura che qui fa privilegiare alle donne il cosiddetto lavoro fisso che permette di lavorare mezza giornata. La nostra professione, invece, non può essere esercitata part time. Voglio ricordare che la nascita del nuovo Ordine ha comportato lavorare in modalità d’urgenza e che il prossimo Consiglio avrà sicuramente una maggiore rappresentanza femminile».
In compenso, i giovani under 40 rappresentano il 26,7% degli iscritti. Ma quella che sembrerebbe essere una bella cifra rispetto alla media nazionale, che supera di poco il 21%, nasconde un problema. «Quello che a prima vista sembrerebbe un dato positivo», spiega il presidente Tuccillo, «in realtà non lo è. Tutte le professioni, compresa la nostra, si stanno affollando a causa della crisi perché in mancanza di altri sbocchi nel mercato del lavoro, i giovani tentano la carta della libera professione. E ciò non è un bene perché la professione deve essere una vocazione e non un ripiego».

Professione che contribuisce allo sviluppo del territorio e all’incremento delle attività produttive. In che modo? «La risposta», afferma Tuccillo, «è formare gli iscritti attraverso una cultura aziendalistica direttamente sul campo. Ci rechiamo, per esempio, nelle aree di industrializzazione, collaborando con gli imprenditori nello sviluppo di nuove attività. Mi riferisco alle start up innovative per le quali ai commercialisti vengono affidati rendicontazione, budget, autorizzazioni».

In virtù di questo rapporto che conduce i professionisti contabili direttamente sul campo, i commercialisti hanno il polso della situazione economica locale e dell’influenza del Jobs act sul territorio. Da cui deriva che, rispetto ad altre province italiane, la situazione non è rosea. «È ancora presto per valutare questi aspetti», ammette il presidente dell’Ordine, «perché la ripresa è appena iniziata. Ma questo cambiamento non bagna fino in fondo le nostre coste. Dobbiamo comunque cavalcarlo fino in fondo, rivolgendo la nostra vocazione ai servizi. Abbiamo la necessità di sviluppare i settori turistico, alberghiero, enogastronomico che rappresentano la parte più rilevante del nostro territorio che conta oltre 40mila aziende. Ci viene infatti riconosciuta una grande capacità tecnica, manageriale, imprenditoriale proprio perché siamo uomini concreti, uomini del fare».
E proprio perché concreti, i commercialisti di Napoli Nord si stanno interrogando anche sullo scandalo della cosiddetta Terra dei fuochi, caratterizzata dalle discariche abusive, dall’abbandono incontrollato dei rifiuti e dai roghi. Uno scandalo che ha colpito non solo la Campania, ma l’Italia intera visto che questa regione rappresenta la terza in Europa per produzione di ortofrutta, coprendo il 15% di tutta la produzione nazionale.

«L’intera area del circondario del tribunale di Napoli Nord», spiega il presidente dell’Ordine, «composta da 19 comuni dell’agro aversano ricadenti nella provincia di Caserta e da 19 comuni delle aree a nord di Napoli ricadenti nella provincia di Napoli, rientra nella zona sottoposta a mappatura da parte delle autorità nazionali e regionali. Il danno economico provocato da tale fenomeno non è ancora stato calcolato da alcun istituto di ricerca pubblico o privato e non è facile calcolarlo poiché investe una molteplicità di fattori difficilmente identificabili e quantificabili con precisione. Se ci limitiamo all’impatto che la Terra dei fuochi ha avuto sui mercati agroalimentari nel 2014 per effetto del calo di vendite e di prezzi e, quindi, di fatturato provocato dalle violenze mediatiche iniziate negli ultimi mesi del 2013 a seguito delle rivelazioni di alcuni pentiti di camorra, il danno è quantificabile in un calo del 30-40% che ha colpito alcuni importanti settori dell’ortofrutta e della trasformazione agroalimentare. Dalle relazioni del 2014 e del 2015 dell’Arpa Campania, che guida il gruppo di lavoro sulla Terra dei Fuochi, emerge, invece, con tutta evidenza, come a fronte di poche decine di ettari inibiti alla produzione agricola e di fatto già inutilizzati da tempo, non sono state rilevate alterazioni o non conformità in nessuno dei prodotti agricoli per alimentazione sottoposti a controllo».

E l’Ordine di Napoli Nord ha deciso di fare chiarezza su questa incongruenza tra il forte calo di fatturato e la bassissima percentuale di siti inquinati, costituendo un presidio permanente di valutazione delle conseguenze economiche e commerciali del fenomeno al fine di studiare forme di assistenza e protezione alle imprese colpite. «La Terra dei fuochi è una follia», conclude Tuccillo. «Si tratta certamente di un argomento da non sottovalutare, ma prima di generalizzare valutiamo di cosa stiamo parlando. Malgrado i siti inquinati non raggiungano il 2%, infatti, tutta la produzione agricola di altissima qualità è stata enormemente mortificata da questa vicenda. Non è possibile che per dare evidenza all’interesse di qualcuno, si mistifichi la realtà equiparandola alla fiction».

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