“I commercialisti italiani sono in prima linea nella battaglia per la legalità. E’ bene ricordarlo sempre, specie quando affermazioni come quelle del procuratore nazionale antimafia, Cafiero De Raho, fatte pochi giorni fa a Firenze nel corso del Congresso nazionale del Notariato, sembrerebbero non riconoscere questo impegno in egual misura a tutte le professioni italiane”. E’ quanto afferma il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani.

Il procuratore nazionale antimafia aveva sostenuto che “tutti i professionisti dovrebbero avere la stessa sensibilità dei notai nell’interrompere i circuiti illegali. Tutti dovrebbero avere il coraggio di dire ‘no’ a certe partecipazioni e a certi atti”.

“E’ opportuno evitare ragionamenti – sostiene il numero uno dei commercialisti  – che potrebbero lasciare intendere che, sul fronte dell’impegno contro l’illegalità, esisterebbero di fatto professioni di serie A e professioni di serie B.  Ogni realtà, non certo solo quelle rappresentate dagli Ordini professionali, ha al suo interno delle mele marce. Sparare nel mucchio è inutile e dannoso”.

“Per quanto riguarda lo specifico dei commercialisti, il Procuratore conosce bene, perché frutto anche di un lavoro comune tra il nostro Consiglio nazionale e la Direzione nazionale antimafia, il nostro impegno nella gestione dei beni sequestrati alle mafie e il lavoro serio e complesso che abbiamo portato avanti in questi anni per una piena applicazione del Codice Antimafia”.

“Più in generale – conclude Miani – i commercialisti sono fortemente impegnati sul fronte dell’etica, della disciplina e delle sanzioni. Una strada sulla quale di certo proseguiremo con convinzione e intransigenza, anche se è importante sottolineare come troppo spesso i media qualifichino come commercialisti implicati in reati di vario tipo soggetti che in realtà non sono iscritti ai nostri albi”.

LA REAZIONE DEL CONSIGLIO NAZIONALE FORENSE

Osservazioni alle affermazioni di De Raho sono arrivate anche dal Consiglio nazionale forense.
Secondo il presidente degli avvocati, Andrea Mascherin,  le dichiarazioni del procuratore nazionale Antimafia “si prestano a diverse interpretazioni, di certo però difettano di un riconoscimento a tutti quei professionisti che esercitano con scrupolo e rigore morale la propria attività, come gli avvocati, ma non solo”.

“Dire che costoro sono la grande maggioranza è dire poco – prosegue Mascherin – in realtà sono la quasi totalità e le eccezioni negative sono pochissime, come in tutte le categorie, nessuna esclusa. I professionisti che operano nel mondo del diritto, peraltro, si trovano a doversi giornalmente disimpegnare tra fiumi di interventi legislativi non coordinati, che a loro volta danno vita a interpretazioni giudiziali le più disparate, è anche per questo se non vi fosse una categoria di avvocati seri, preparati e deontologicamente rigorosi, il nostro sistema economico e imprenditoriale sarebbe completamente nelle mani di chi è in grado di sfruttare le inefficienze del nostro sistema Stato”.

“Conosco le capacità del procuratore de Raho – conclude il presidente del Consiglio nazionale forense – a cui nulla vi è da insegnare, se non di svolgere compitamente il suo pensiero quando si riferisce al mondo delle professioni legali, che non può che essere quello del massimo rispetto e considerazione. Del resto se così non fosse credo che sarebbe il primo a cambiare mestiere, non si può operare in uno Stato di diritto a favore della legalità se non essendo consapevoli che i diritti fondamentali e il principio di legalità hanno sempre avuto, hanno e sempre avranno un motore generoso e inesauribile nella avvocatura, la cui storia parla da sola, e grazie alle battaglie della quale per prima la magistratura può godere di autonomia e indipendenza”.

LE ASSOCIAZIONI DEI COMMERCIALISTI

Prese di posizione critiche sulle dichiarazioni di De Raho sono giunte infine anche da diverse associazioni dei commercialisti. Secondo ADC e ANC la cultura della legalità “non è patrimonio esclusivo dei notai” ma “deve essere alla base dell’agire di ogni singolo professionista” ed è quindi “riduttivo e fuorviante pensare che possa appartenere ad alcune categorie e ad altre no”.

“Dal procuratore nazionale antimafia – affermano i Presidenti delle due associazioni, Maria Pia Nucera e Marco Cuchel – avremmo sicuramente apprezzato un appello rivolto indistintamente a tutti i professionisti e ai cittadini a custodire con impegno e coraggio il bene della legalità, senza attribuire primati”.

Daniele Virgillito, oltre a stigmatizzare le dichiarazioni fatte da De Raho a Firenze, critica  il procuratore nazionale anche perché “modella le sue considerazioni a seconda del suo interlocutore”. Il presidente dell’Unione giovani commercialisti ricorda come De Raho “in maniera disinvolta aveva liquidato il ruolo dei dottori commercialisti in occasione della proposizione dell’emendamento sul decreto crescita, che avrebbe dato la possibilità anche a noi e agli avvocati di effettuare atti di cessione e acquisto d’azienda,  definendoci ‘strutturalmente di parte e sottratti ai controlli dello Stato‘”, salvo poi, nell’audizione congiunta delle commissioni Finanze e Giustizia di Camera e Senato del 17 settembre, “con un altro giro di ruota e facendo un’affermazione opposta alla precedente, addirittura proponeva ‘di estendere alla categoria la qualifica di pubblico ufficiale’ riconoscendo ‘l’affidabilità indiscussa dei commercialisti’“.

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