Ebitda e Pfn a fini valutativi e negoziali” è il titolo del documento tecnico elaborato dalla Commissione di studio “Valutazioni per il bilancio” del Consiglio nazionale dei commercialisti, operante nell’ambito dell’area di delega “Principi contabili e valutazioni” e coordinata dal Presidente nazionale Elbano de Nuccio.

“Ebitda e Posizione Finanziaria Netta (“PFN”) – spiega de Nuccio – sono due grandezze contabili a cui si ricorre comunemente nella frequentazione quotidiana del mondo aziendale per individuare degli agili e condivisibili misuratori di performance, nonché per l’esperienza maturata nell’effettuazione di operazioni straordinarie (fusioni o acquisizioni, anche “M&A”). L’Ebitda, acronimo di Earnings before interests taxes, depreciation and amortization, viene anche definito “indicatore alternativo di performance” in quanto, pur rappresentando una misura del risultato economico di un periodo aziendale, non è statuito da alcuno standard setter (né internazionale, né tantomeno italiano) e, in questo senso, è alternativo rispetto alle definizioni “ufficiali”. L’Ebitda può essere inoltre uno degli “indicatori finanziari” di cui all’art. 2428 del Codice civile per la redazione della relazione sulla gestione.  L’Ebitda è una grandezza largamente utilizzata almeno come a) misuratore di performance economica nonché b) elemento alla base della valutazione dell’impresa”.

“Il documento, che è un prezioso strumento da impiegare nel quotidiano – aggiunge il presidente dei commercialisti –, dopo aver proposto una definizione di Ebitda che ha origine non teorica bensì empirica, si sofferma in particolare su alcune componenti di costo o ricavo la cui inclusione o esclusione dalla nozione di Ebitda nella prassi non è sempre “pacifica”, ma deve essere valutata in funzione dello specifico contesto. Vengono poi individuate alcune rettifiche alla nozione di Ebitda che la prassi delle operazioni di M&A ha introdotto nell’ultimo decennio, motivate principalmente da esigenze negoziali”.

Per quanto riguarda la PFN, spesso definita come “indicatore alternativo di performance”, de Nuccio sottolinea come “occorre ricordare l’esistenza di un assetto definitorio sviluppato almeno a partire dal 2005 a cura del CESR (Committee of European Securities Regulators), ora ESMA (European securities and markets authority), e in Italia da Consob (con una Comunicazione del 2006) e più recentemente oggetto di aggiornamento (2021). Questo documento si pone l’obiettivo di individuare le rettifiche al calcolo della PFN, che nella prassi negoziale delle operazioni di M&A costituiscono oggetto di discussione. In frequenti applicazioni in ambito finanziario, i due indicatori sono impiegati congiuntamente per il calcolo di uno dei più comuni indici di sostenibilità finanziaria. Il rapporto PFN/Ebitda assume una significativa valenza per svariati utilizzi quali la misurazione del merito creditizio e l’attribuzione di un credit rating, l’analisi della performance finanziaria di periodo e la scrittura di specifiche clausole di disciplina finanziaria nei contratti di finanziamento (c.d. covenants)”.

Nella parte conclusiva del documento sono inoltre riportate alcune esemplificazioni pratiche al fine di un migliore comprensione dei concetti e degli intendimenti espressi.

 

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