Se il dato nazionale registra ancora una crescita, per la prima volta nella storia, nel Sud i Commercialisti iscritti all’Albo presentano il segno meno. Si tratta di una svolta epocale che interrompe un trend sempre positivo e che fino a pochi anni fa presentava una dinamica superiore alle altre zone del paese. È il segno di una professione che non sfugge alla crisi economica generale e che riflette le condizioni ancora difficili di quelle zone del paese che hanno più subito la crisi e che oggi fanno più fatica a riprendersi.
Basti pensare che proprio nelle regioni meridionali dove si registra oggi il calo di iscritti si registra anche la quota più bassa di abitanti e di imprese per singolo Commercialista. La depressione economica e sociale che caratterizza il Mezzogiorno da decenni ha determinato di fatto uno squilibrio sul mercato dei servizi professionali dal momento che nel Meridione vi sono 421 abitanti per ogni Commercialista contro i 591 che si registrano nel Nord-est. È in atto, dunque, un riequilibrio imposto dal mercato che segue ovviamente le sue leggi e che perciò richiede adeguati meccanismi di regolazione.
Uno squilibrio che si avverte, comunque, anche livello nazionale. Se, infatti, vediamo il trend dal 2008 al 2018, notiamo come a fronte di un +10,1% di iscritti all’Albo, la popolazione italiana è cresciuta solo del 3,1%, mentre l’occupazione e le imprese sono diminuite rispettivamente dell’1,2% e del 3,1%. La prima immediata conseguenze di tutto ciò è la perdita di 44 abitanti e di 6 imprese in media per ogni Commercialista.
I dati non sono in grado di raccontare il sentimento dei Commercialisti, ma riescono a trasmettere in maniera limpida la doppia difficoltà di fronteggiare la crisi e di accompagnare una ripresa che comunque si presenta ancora troppo modesta.
Ecco, dunque, che a livello nazionale gli iscritti all’Albo crescono appena dello 0,4%, il più basso tasso di crescita di sempre, mentre nel Sud il loro numero subisce un calo dello 0,2% che è più ampio nelle Isole (-0,6%) e più contenuto nelle altre regioni (-0,1%).
In termini assoluti, il numero di iscritti è aumentato di 417 unità a livello nazionale sintesi di un +510 nelle regioni del Centro-nord e di -93 nel Sud. Qui le uniche regioni in controtendenza sono la Campania (+0,1%), il Molise (+1%) e l’Abruzzo (+0,2%). Nel Centro-nord, invece, le regioni più dinamiche sono risultate il Trentino Alto Adige (+2%) e l’Emilia Romagna (+1,3%), ma anche la Lombardia (+1,1%) e le Marche (+1%).
Naturalmente, tale tendenza provoca un incremento del peso del Nord (41,4%) rispetto al Sud (37,1%) e al Centro (21,5%). Basti pensare che rispetto al 2008, il Nord pesa 0,8 punti percentuali in più. Per contro, la stessa tendenza favorisce una riduzione del divario nel rapporto abitanti/iscritti che tra Sud e Nord passa da -100 a -96.
Una delle più preoccupanti conseguenze del rallentamento nel tasso di crescita degli iscritti all’Albo è la progressiva riduzione della componente giovanile. Il peso degli iscritti fino a 40 anni, infatti, perde un ulteriore 0,4 per cento portandosi al minimo storico del 17%. Nel 2009, tale quota raggiungeva il 29% del totale degli iscritti e in dieci anni ha perso 12 punti percentuali.
Continua a crescere, invece, la quota di donne che in solo anno compie un balzo in avanti consistente passando dal 32,3% al 33,8%. Ciò è spiegato dal fatto che nell’ultimo anno metà dei neoiscritti all’Albo è donna. Inoltre, è interessante notare come anche in questo caso vi siano significative differenze territoriali. Infatti, nel Sud la quota di donne è pari al 31,2% contro il 36,1% del Nord, mentre nel Nord-est raggiunge addirittura il 36,8%. È, infatti, l’Emilia Romagna la regione con la più alta quota di donne (41,7%).
Sul piano regionale, è la Liguria la regione che presenta il trend di crescita più negativo in assoluto. A fronte di un -0,6% fatto registrare nel 2017, gli iscritti liguri sono diminuiti del 6,1% dal 2008 e, mentre la quota di donne è superiore alla media nazionale (37,8%), quella dei giovani è la più bassa in assoluto (11,4%).
Un’ultima notazione riguarda le altre componenti dell’Albo e, in particolare, gli esperti contabili e le Società tra professionisti. Queste ultime, in particolare, pur mostrando ancora numeri particolarmente contenuti, continuano a crescere a ritmi sostenuti. Le Stp al 1° gennaio 2018 sono 618 e sono aumentate del 41% rispetto a un anno prima, pari ad un incremento in valore assoluto di 180 unità. Gli esperti contabili, invece, hanno raggiunto le 1.168 unità con una crescita del 16% rispetto a un anno prima.
I praticanti, infine, dopo il calo sostenuto fatto registrare nel triennio 2013-2015, mantengono un trend positivo a livello nazionale (+1%) con andamenti asimmetrici però a livello territoriale anche se opposti rispetto agli iscritti e cioè negativo al Nord (-9%) e positivo al Sud (+5%).
Ricercatore Area economico-statistica Fondazione Nazionale Commercialisti
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