“Blockchain, tra opportunità e timori”: è il titolo di un convegno svoltosi nei giorni scorsi a Roma, organizzato dall’Accademia del Notariato e dalla Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia del Ministero dell’Interno, con il patrocinio del Consiglio notarile di Roma, Velletri e Civitavecchia, la Fondazione Anselmo Anselmi – Scuola di Notariato e l’Istituto per il governo societario (IGS), al quale hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni, delle professioni e del mondo accademico.
Strumento informatico basato su una struttura decentralizzata per la contabilizzazione certa delle transazioni attraverso l’impiego di un registro che aiuta a ripercorrere l’intero albero delle transazioni, il Blockchain costituisce oggi il momento più avanzato dell’automazione legata all’informatica. Tra le sue caratteristiche vi è l’impossibilità di modificare retroattivamente i dati pregressi. Ciascun utilizzatore ha una copia di ogni blocco e ogni nuovo blocco, inserito nella catena, viene validato, senza essere più modificabile, tramite sistemi avanzati di crittografia. I vantaggi e le utilità di una “catena di blocchi” di informazioni condivise su supporti informatici e fruibili per tutti, in ogni ambito, sono indiscusse.
Nel corso del convegno ci si è tuttavia interrogati sulla reale affidabilità dello strumento. Gli algoritmi che lo sostengono – che sono ancora segreti – che a prima vista possono sembrare infallibili ed in grado di sostituire giudici, notai, forze dell’ordine, tutori della legge e studiosi professionisti, sono davvero in grado di svolgere il delicato processo di rielaborazione e adeguamento, affidato loro, da sempre e in ogni luogo, conosciuto e conoscibile?
Secondo il Consigliere nazionale dei commercialisti e componente del comitato esecutivo IGS, Giorgio Luchetta, intervenuto all’evento, “siamo di fronte ad una novità tanto innovativa quanto complessa. Lo sviluppo della “scienza dei dati” sta indubbiamente aprendo nuove possibilità di conoscenza e applicazione in diversi ambiti e settori, ma, soprattutto, sta avviando la nostra generazione, e quelle che seguiranno, verso una società “numerica”, costituita da cittadini digitali in grado di accedere a quantità enormi di dati in modo immediato e diretto”.
In questo contesto, parlare di Blockchain significa, secondo Luchetta, “intersecare diversi concetti quali fiducia, sicurezza, immutabilità dei dati, trasparenza, community, partecipazione”. Nato come strumento per la gestione di transazioni e scambi di informazioni e dati nei settori del finance e dal payment, questo fenomeno si sta rivelando, ha ricordato Luchetta, “un possibile strumento per l’innovazione delle imprese e delle organizzazioni e delle Pubbliche Amministrazioni, con possibilità di utilizzo e implicazioni umane, sociali, economiche e giuridiche che probabilmente ancora sfuggono alla percezione della maggior parte di noi”.
Uno scenario che rende “particolarmente utile creare momenti di confronto e di dialogo tra soggetti appartenenti a diverse aree di competenza – giuridica, tecnologica, economica, istituzionale – sulle novità che un tale strumento informatico sta apportando in particolare al mondo del diritto”. Il convegno è stato dunque una prima occasione per “acquisire innanzitutto consapevolezza del tema, delle possibilità di sviluppo e dei rischi connessi alla creazione di un mondo virtuale autoreferenziale, in cui la presenza umana tende a sparire, nonché ad un utilizzo inconsapevole quanto indiscriminato del sistema di Blockchain”. Luchetta si dice quindi convinto che la progressiva digitalizzazione del nostro Paese “ha necessità di realizzarsi garantendo che la generalità degli strumenti informatici utilizzati, oltre che efficace, sia affidabile e rispettoso della legalità. Caratteristiche, quelle dell’efficacia e dell’affidabilità, che seppur rinvenibili in astratto in tale fenomeno, difficilmente possono essere garantite esclusivamente da automatismi informatici”.
E’ importante quindi porsi all’ascolto degli esperti per provare a fare chiarezza su un argomento tanto delicato. “La sfida”, afferma il presidente dell’Accademia del notariato, Adolfo de Rienzi “è quella di cercare percorsi condivisi tra le varie istituzioni e professioni, nell’interesse delle imprese e del cittadino. Il convegno dei giorni scorsi è stata un’opportunità dalla quale sono emersi spunti interessanti, sia per cogliere possibili risvolti positivi e utili, ad esempio in ambito di aiuto alle persone con gravi disabilità e alle imprese, sia per sottolineare le preoccupazioni sull’applicazione di questa tecnologia in ambito finanziario da parte di magistrati, forze dell’ordine, notai e professionisti in genere. Il rimedio è vigilare, studiare e costantemente confrontarsi in ambiti interdisciplinari come avviene in IGS”.

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