Il 34,1% dei commercialisti utilizza molto o abbastanza i sistemi di intelligenza artificiale nel proprio studio professionale. Dato destinato a salire al 71,9% da qui a tre anni. È quanto emerge dall’anteprima dell’indagine statistica “Organizzazione dello studio e impatto dell’intelligenza artificiale” sul grado di utilizzo, attuale e prospettico a tre anni, dell’IA negli studi professionali dei commercialisti, condotta tra luglio e settembre 2025 dalla Fondazione Nazionale di Ricerca della categoria. L’indagine, a cui hanno riposto oltre 4.000 professionisti, è stata realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Bergamo, l’Università Politecnica delle Marche e la Libera Università Mediterranea LUM “Giuseppe Degennaro” ed è stata presentata oggi durante il Congresso nazionale dei commercialisti, in corso di svolgimento a Genova.
Dall’indagine, emerge che l’7,5% degli intervistati usa l’AI già molto, il 27,6% abbastanza, mentre il 47% la utilizza poco e solo il 17,9% non la utilizza affatto. Dati destinati a cambiare da qui a tre anni quando i professionisti che utilizzeranno poco l’intelligenza artificiale saranno solo l’11,2% e quelli che non la utilizzeranno affatto il 7%. Per il 36,4% saranno molto utilizzati, per il 35,5% abbastanza. Da parte dei commercialisti emerge chiaramente la consapevolezza che il fenomeno avrà impatti significativi sull’organizzazione dello studio e, di conseguenza, sull’attività professionale. Infatti, anche se la maggior parte di loro non è ancora pronta comprende che il tema è inevitabile e deve essere affrontato nel breve termine.
In generale, l’IA viene percepita come una grande opportunità per l’evoluzione della professione, ma c’è anche chi la considera come una grave minaccia per i piccoli studi professionali. C’è chi, soprattutto, ne sottolinea il carattere complementare, vedendola come un valido ausilio per migliorare la funzionalità del lavoro e, comunque, non in grado di sostituire le competenze proprie e il ruolo “personale” della prestazione consulenziale tipico del commercialista.
Gli ambiti più interessati all’applicazione dell’IA
I sistemi di IA sono utilizzati nell’ambito della gestione delle fatture elettroniche (36,1%), dell’annotazione quotidiana nei registri contabili (23,9%) e nell’analisi di bilancio (18,1%). In chiave prospettica a tre anni, invece, prevale in maniera preponderante l’analisi di bilancio (60%). Mentre solo il 9% del campione ritiene che l’IA non avrà alcun utilizzo nell’ambito della gestione delle fatture elettroniche.
Al di fuori del campo della contabilità e del bilancio, gli ambiti attualmente con maggiore utilizzo di sistemi di IA sono l’aggiornamento normativo tramite ricerche sul web (36,6%) seguito dalla creazione di comunicazioni ai clienti e gestione dei profili social (25,5%) dalla redazione dei verbali di assemblee, Consigli di amministrazione o collegi sindacali (22%). Un quarto degli intervistati, invece, pensa che i sistemi di IA non hanno, o non lo avranno nel breve termine, alcun utilizzo nel supportare la gestione delle procedure concorsuali e/o di crisi d’impresa (27%) e nell’impostazione dei ricorsi tributari (25%).
Gli ambiti di utilizzo dei sistemi di IA
Rispetto ai sistemi di IA effettivamente utilizzati negli ambiti indicati prevalgono gli strumenti maggiormente conosciuti e diffusi come i software generatori di IA come chat gpt, copilot, gemini (42,7%) e i software di traduzione automatica (34,6%). Seguono chatbot e assistenti virtuali aziendali (27,4%) e piattaforme cloud di gestione, elaborazione e analisi dei documenti e dati contabili (26,5%). L’utilizzo attuale dei sistemi di automazione RPA (Robotic Process Automation) si ferma al 5,7%, per il 25% del campione non avrà alcun utilizzo nel breve termine, mentre il 36% è propenso a utilizzarlo nel breve termine.
Gli impatti strategici dell’uso dei sistemi IA negli studi professionali
Tra gli impatti già osservabili emergono l’efficacia e l’efficienza delle attività interne allo studio (29%), la produttività e motivazione delle persone (21,2%), mentre l’impatto meno gettonato è costituito dalle nuove opportunità strategiche di crescita dello studio (sviluppo business, nuovi clienti) con il 9,4% di preferenze. È quest’ultima voce, però, che balza al primo posto tra gli impatti attesi con il 60,3% di preferenze, mentre con il 35% di preferenze la modifica dei ruoli interni è considerata a impatto zero, seguita da attraction e retention delle persone (26%) e da aumento dei ricavi dello studio (24%).
Per quanto riguarda il grado di incidenza atteso nell’arco dei prossimi tre anni dall’utilizzo dei sistemi di IA, emerge con un’incidenza significativa la gestione delle fatture e della contabilità (72,5%), seguita dai controlli incrociati automatici e le verifiche contabili (70,8%) e la reportistica automatica (65,4%).
I rischi e le opportunità potenziali
Gli intervistati percepiscono in maggior parte come rischi potenziali dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale nello studio la regolamentazione normativa incerta sull’uso dell’IA (31,9%), la responsabilità legale dovuta a errori generati dall’IA (26,6%) e le conseguenze reputazionali causate da errori dell’IA (23,9%). Ad emergere come potenziale rischio a basso impatto è la riduzione del fatturato valutata tale dal 64% del campione.
Per quanto riguarda, infine, le opportunità potenziali prevale il miglioramento della qualità dei servizi offerti, con il 45,5% di preferenze espresse per un impatto significativo, rispetto all’aumento dei clienti (14,5%) o all’incremento del fatturato (16,6%).

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