Il Consiglio e la Fondazione nazionali dei commercialisti hanno pubblicato il documento “Zone economiche speciali e zone logistiche semplificate. Elementi per una valutazione di impatto economico-sociale”, una panoramica sui recenti provvedimenti che hanno modificato e completato il quadro normativo e uno spaccato sulle problematiche di attuazione della Regione Campania, che per prima ha visto approvare la Zona economica speciale (ZES) nel proprio Piano strategico con DPCM dell’11 maggio 2018.

Il documento, concepito come ampliamento e aggiornamento del precedente lavoro “Zone economiche speciali e zone logistiche semplificate. Misure per lo sviluppo dei porti ed elementi per una valutazione di impatto” (maggio 2018), si inquadra nell’ambito del progetto “Attività di impresa” del Consiglio nazionale dei commercialisti, area di delega del segretario Achille Coppola e del consigliere Giuseppe Laurino. In particolare, si inserisce nel quadro delle attività del gruppo di Lavoro “Economia del Mare e della Logistica”, voluto dal CNDCEC per rafforzare le competenze professionali del commercialista nel settore dell’economia del mare.

La ricerca si sviluppa analizzando in primis l’economia del mare. Secondo il rapporto CENSIS, il cluster marittimo presenta valori in crescita dal 2015 al 2017: il contributo al PIL è passato da 32.557 a 34.285 milioni di euro (2% sul totale nazionale), le esportazioni sono passate da 6.724 milioni di euro a 9.292 milioni di euro, le unità di lavoro totali da 500.315 a 528.756 (2,2 % sul totale nazionale).

Allo stesso modo, l’VIII Rapporto sull’economia del mare di Unioncamere certifica che le imprese dell’economia del mare hanno sfiorato nel 2018 le 200mila unità, rappresentando il 3,3% del totale complessivo (con una crescita, rispetto al 2014, del +9,5%). Il valore aggiunto prodotto dalla blue economy è arrivato nel 2018 a 46,7 miliardi di euro, pari al 3% del totale economia (nel 2014 era il 2,9%) e l’occupazione è di 885,2mila unità nell’intero comparto, che incidono per il 3,5% sul totale dell’occupazione del Paese.

Successivamente, lo studio approfondisce le ZES nel decreto mezzogiorno e nel regolamento attuativo, le zone logistiche semplificate (ZLS), la legge sulla semplificazione amministrativa e le misure previste, la prima proposta e il piano strategico della ZES Campania.

Infine, tra i suggerimenti per una buona attuazione, risulta fondamentale l’analisi dell’impatto sociale ed economico atteso dall’istituzione della ZES – ma anche una revisione delle analisi di impatto dei singoli porti, oltre che delle misure istituite, alla luce dell’emergenza e degli effetti economico e sociali causati dall’epidemia attuale di Covid-19, che tenga conto del cambio di passo nelle politiche di sviluppo del territorio, volte ad esempio ad incentivare la produzione interna di strumenti medicali utili per combattere il virus – ma soprattutto di quello che potrà accadere rispetto i regimi agevolativi previsti.

Il post emergenza Covid-19, infatti, potrebbe portare ad una crisi del circuito di scambi globale a vantaggio di una rinnovata centralità del Mediterraneo e del Sud Italia. Occorre, a tal proposito, segnalare come recentemente le Regioni del Sud (Molise, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Puglia, Sardegna e Sicilia) e tutte le Autorità di Sistema Portuale appoggiate da Assoporti hanno sottoposto un pacchetto di proposte per la semplificazione delle procedure e della normativa riguardante le ZES e le ZLS al Ministro del Sud e della Coesione Territoriale. Le richieste prevedono una significativa semplificazione riguardante la riduzione dei permessi e delle autorizzazioni necessarie alle imprese che si insedieranno nelle aree ZES e ZLS.

“Il documento tenta di rispondere ad alcune domande sullo stato dell’arte di questa policy, che ha mobilitato nel Mezzogiorno l’attenzione e l’impegno di tanti attori e livelli istituzionali e nell’ambito della quale sono confluiti molti strumenti finanziati con i fondi europei, e se questa policy, date le assegnazioni di risorse confermate per il prossimo ciclo di programmazione dei fondi strutturali europei nel ciclo 2021-2027, può trovare un giusto spazio per la sua realizzazione e la sua efficace attuazione”, affermano i consiglieri nazionali dei commercialisti Achille Coppola e Giuseppe Laurino.

“I piani di quasi tutte le regioni meridionali sono stati approvati con decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri – continuano –, mentre diverse agevolazioni sono state estese alle regioni del Centro Nord, alcune delle quali sono in fase di progettazione. Anche il decreto sulla semplificazione amministrativa è stato emanato: alcune regioni sono in fase attuativa, con tutte le difficoltà relative alle procedure attuative e all’erogazione degli incentivi. Il Piano per il Sud ha riconfermato l’opportunità di insistere su questa strategia di sviluppo e la recente legge di bilancio ha prorogato la scadenza del credito di imposta al 2022”.

Con la legge di bilancio 2020, così come confermato dal Piano Sud 2030, si è infatti assistito all’estensione del credito di imposta ZES fino al 2022 con uno stanziamento di 100 milioni sul Fondo di Sviluppo e Coesione, all’istituzione di un Commissario Straordinario di Governo per ogni ZES, all’istituzione nei porti del Centro-Nord delle Zone Logistiche Speciali “rafforzate”, sostanzialmente equiparate alle ZES.

“Una ritrovata centralità del Mediterraneo nel periodo post-emergenziale Covid-19 – concludono Coppola e Laurino – potrebbe richiedere un grande impulso a ripescare, sistematizzare e rilanciare queste policy che, sino ad ora, sono state interpretate in maniera residuale e frammentata quando, invece, avrebbero dovuto essere viste come il traino logistico del Made in Italy nel mondo”.

Please follow and like us:
Pin Share
Leggi anche

STAI CERCANDO