Coniugare la riduzione dell’orario di lavoro con la produttività delle aziende, settore per settore, attraverso una concertazione con le sigle datoriali, sindacali e i professionisti. È la sintesi dell’intervento di Aldo Campo, consigliere nazionale dei commercialisti delegato a Economia e fiscalità del lavoro, alla tavola rotonda “Produttività sempre più legata ai risultati: siamo pronti alla riduzione delle giornate lavorative?”, che si è svolta a Modena nel corso del XII Forum One Lavoro WKI. In rappresentanza del Consiglio nazionale dei commercialisti erano presenti anche la consigliera co-delegata alla materia del lavoro, Marina Andreatta, e il vicepresidente Michele de Tavonatti, il quale, nel suo intervento introduttivo, ha sottolineato come “oggi, a distanza di anni, il vecchio slogan sindacale “lavorare meno per lavorare tutti”, se opportunamente coniugato alla produttività, può diventare una linea strategica aziendale“.

“Oggi la riduzione dell’orario del lavoro non può più tradursi in un mero welfare aziendale finalizzato al miglioramento delle condizioni di vita del lavoratore – ha affermato Campo –, ma deve necessariamente coniugarsi con la produttività delle aziende e del Paese, a maggior ragione dopo l’esperienza della pandemia da Covid-19 e l’introduzione dello smart working. Produttività che, a sua volta, dovrà legarsi non solo a principi di redditività o di produzione, ma anche a criteri nuovi e moderni come la sostenibilità delle aziende”.

In particolare, il tema della sostenibilità è fortemente sostenuto dal Consiglio nazionale dei commercialisti per far comprendere alle piccole e medie imprese che comportarsi sostenibilmente può fornire un vantaggio competitivo, investendo inoltre su una specializzazione degli iscritti all’albo, che sempre più spesso verranno chiamati ad intervenire su reporting, assurance, finanza per le grandi aziende e per le Pmi, ma anche per gli enti del terzo settore e le pubbliche amministrazioni.

“Per raggiungere l’obiettivo della riduzione dell’orario di lavoro – ha spiegato Campo – è necessaria una concertazione tra i professionisti del settore, le parti sociali e le istituzioni, valutandone l’applicazione settore per settore, o azienda per azienda, attraverso contratti collettivi aziendali o territoriali dal momento che ridurre l’orario di lavoro per legge risulterebbe troppo complesso e potrebbe addirittura danneggiare alcuni comparti come quello turistico. La riduzione dell’orario porterebbe ad una diversa organizzazione dell’attività, comportando una razionalizzazione dei processi produttivi e quindi un considerevole miglioramento generale. Inoltre – ha concluso –, un aspetto fisiologico non trascurabile è che la riduzione degli sforzi e della stanchezza avrebbe come conseguenza una maggiore concentrazione durante le ore lavorative migliorando la produttività”.

 

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