Il Codice della Crisi d’impresa, in riferimento al sistema di allerta e conseguente sistema di controllo, rappresenta un cambiamento del modo di fare impresa e di assistenza dell’impresa specialmente nel mondo delle Pmi. Il fallimento diventa liquidazione giudiziale: il cambiamento significa curare con particolare diligenza la struttura aziendale così da poter controllare l’evoluzione dell’impresa attraverso la costante analisi di tutti i suoi sintomi indicativi. L’azienda deve essere dotata di un assetto organizzativo, amministrativo e contabile che garantisca il controllo della continuità aziendale e la possibilità di intervenire tempestivamente al verificarsi di indizi che potrebbero portare l’azienda stessa alla crisi minando il suo equilibrio economico finanziario.

Gli amministratori sono chiamati a istituire assetti organizzativi adeguati per la rilevazione tempestiva della crisi e della perdita della continuità aziendale e attivarsi quindi per l’adozione immediata di uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale. Un assetto di gestione aziendale idoneo all’andamento produttivo dell’impresa e nello stesso tempo capace di individuare per tempo eventuali indici o elementi di crisi.

Circostanze essenziali saranno, per esempio, organigrammi per funzioni, flussi informativi attendibili, analisi dei rischi, dei punti di forza e debolezza, reporting periodici con frequenza preferibilmente trimestrale, verifica dei margini consuntivi e previsionali, budget e rendiconti finanziari.

In un momento non certo favorevole dell’economia del Paese, il compito degli amministratori non è facile, soprattutto per le imprese più piccole, considerate le difficoltà di riscossione dei crediti inclusi quelli dovuti dalla Pa, nonché la tendenza costante a ritardare i pagamenti e alla sempre maggiore richiesta di credito bancario a breve.

In ogni caso l’adeguato assetto strumentale dell’impresa deve consentire agli amministratori di verificare per tempo gli squilibri di carattere reddituale, patrimoniale o finanziario, rapportati alle specifiche caratteristiche dell’impresa, gli indici con particolare riferimento alla sostenibilità dei debiti per almeno i sei mesi successivi e gli indici significativi che misurano la sostenibilità degli oneri dell’indebitamento con i flussi di cassa che l’impresa è in grado di generare nonché l’adeguatezza dei mezzi propri rispetto a quelli di terzi, secondo quanto previsto dalla legge e quanto elaborato in materia dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili.

Sono da sottolineare le responsabilità a carico degli amministratori che non avranno provveduto a dotare l’azienda dell’adeguato assetto. Essi hanno quindi l’obbligo di monitorare costantemente gli assetti strutturali indipendentemente da eventuali rischi di crisi e in funzione di prevenire tempestivamente i medesimi.

A completamento di quanto sopra esposto e a rafforzamento dei principi di allerta, il Codice della crisi ha inoltre previsto un sistema di controllo obbligatorio che ricade principalmente sulle Pmi e più precisamente sulle società a responsabilità limitata. Infatti, se la società è tenuta alla redazione del bilancio consolidato o controlla una società obbligata alla revisione legale dei conti oppure ha superato per due esercizi consecutivi almeno uno dei limiti riguardanti totale attivo (4 milioni di euro), ricavi (4 milioni), dipendenti occupati in media durante l’esercizio (venti unità), ha l’obbligo di nomina dell’organo di controllo o del revisore. Gli attuali limiti sono stati fissati dal decreto crescita.

Anche tale previsione è formulata sempre al fine di favorire l’emersione e la gestione tempestiva della crisi. E nonostante le diverse funzioni che la legge attribuisce al collegio sindacale o sindaco unico e al revisore, appare evidente l’intento di apportare un controllo interno dedito alla verifica dell’assetto strutturale dell’azienda e valutare operato e responsabilità degli amministratori che sono assoggettati a un controllo costante sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo e sulla sussistenza dell’equilibrio economico finanziario dell’impresa nonché sul prevedibile andamento della gestione subendone di conseguenza le eventuali motivate segnalazioni a cui riferire in breve termine.

Questo sistema di segnalazione tempestiva implica nelle Pmi un cambio di cultura nella gestione aziendale e della crisi, che viene orientata verso la pianificazione e il controllo secondo la logica della prevenzione. L’impresa si rende pertanto consapevole della propria situazione ed è pronta a procedere tempestivamente all’adozione di tutte le misure necessarie per la soluzione della crisi. Non solo. La nuova normativa prevedere una ulteriore ricaduta sulle Pmi attraverso il sistema delle segnalazioni all’Ocri e la possibilità dell’imprenditore stesso di dare impulso a un procedimento di composizione assistita della crisi usufruendo di particolari misure protettive e premiali. Tale procedura può essere avviata soltanto su istanza del debitore anche a seguito della sua audizione svolta avanti all’Ocri durante la fase di allerta. L’imprenditore si trova quindi a dover gestire prima una fase di gestione delle segnalazioni e successivamente ed eventualmente quella di gestione della composizione della crisi in alternativa ad altri percorsi disponibili tipicamente giurisdizionali. Gli obblighi di riservatezza e confidenzialità di questo procedimento nonché la terzietà dell’Ocri e del collegio nominato consentono all’imprenditore una ulteriore possibilità di soluzione della crisi in tempi relativamente brevi.

In conclusione, la nuova normativa ha una ricaduta di grande importanza sulle Pmi provocando un impatto epocale di cambiamento sulla formazione aziendalistica dell’imprenditore. Lo spirito della riforma è privilegiare la continuità aziendale e quindi creare un sistema adeguato e costante di verifiche interne capaci di individuare tempestivamente i sintomi di allerta. Adeguato assetto amministrativo e contabile, verifica di indicatori e indici, sistema di controllo interno devono diventare presidio e forza dell’imprenditore per far fronte tempestivamente ai sintomi di crisi anche utilizzando i nuovi strumenti messi a disposizione dalla legge e in parte assolutamente innovativi. La nuova sfida è appena cominciata e il percorso non sarà di facile attuazione. E anche per i commercialisti si apre un mondo nuovo in ausilio e coordinamento con l’impresa.

Articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore del 23 ottobre 2019

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