Il reddito medio dei Commercialisti, ottenuto come sintesi dei redditi della Cassa dottori (CNPADC) e della Cassa ragionieri (CNPR), è aumentato dell’1,1% nel corso del 2016, ultimo anno disponibile sulla base delle dichiarazioni inviate nel 2017, ed è risultato pari a 59.258 euro. Il reddito mediano, ovvero il reddito che divide in due la distribuzione dei redditi individuali, è diminuito dello 0,3% ed è risultato pari a 33.093 euro. Il rapporto tra il reddito mediano e il reddito medio è passato dal 57% al 56%. Il reddito medio 2016 è ancora inferiore al valore massimo raggiunto nel 2008 (61.138) ma anche al valore fatto registrare nel 2007 (59.847).

La dinamica dei redditi è, dunque, positiva per il secondo anno consecutivo. Dopo, infatti, il +2,2% fatto registrare dai redditi medi del 2015, adesso un +1,1% dei redditi medi del 2016. Eppure, rispetto al 2007, il valore del reddito medio nominale dei Commercialisti è ancora inferiore dell’1% pari ad una differenza in valore assoluto di 589 euro. Nello stesso periodo, cioè dal 2007 al 2016, il Pil nominale dell’Italia è aumentato del 3,2%. Il Pil pro-capite, invece, è aumentato del 5,1%. Se poi consideriamo l’inflazione, mentre il Pil in termini reali è diminuito del 6,9% tra il 2007 e il 2016, il reddito medio dei Commercialisti, depurato dall’inflazione, si è ridotto del 12%.

Il divario Sud-Nord nei redditi medi contrasta decisamente con l’andamento dei conti economici territoriali che nel 2016 mostrano un trend simmetrico tra il Nord e il Sud. Infatti, a fronte di un +1% al Nord, nel Sud il Pil è cresciuto dello 0,8% nel 2016. Sebbene la ripresa economica in atto dal 2015 sia più forte al Nord che al Sud è evidente che, mentre il ciclo economico è omogeneo a livello nazionale, il trend della professione è invece decisamente asimmetrico.

L’analisi della dinamica del reddito mediano permette di osservare con maggiore precisione questo fenomeno. Infatti, se la mediana diminuisce a livello nazionale nonostante l’aumento della media e al Sud la media è comunque diminuita, è evidente che la depressione dei redditi meridionali ha agito nel senso di abbassare la mediana. In altri termini, il divario Sud-Nord si acuisce ulteriormente a dimostrazione di quanto sia ormai squilibrato il mercato dei servizi professionali nel Sud laddove i dati sugli iscritti mostrano un trend negativo rispetto comunque a tassi di concentrazione elevatissimi a fronte di una domanda di servizi più rarefatta. Ciò si traduce in un sacrificio considerevole dei Commercialisti meridionali e si ripercuote negativamente sull’organizzazione dei servizi professionali stessi che soffrono la particolare aggressività del mercato dovuta alla presenza di altri soggetti che offrono i medesimi servizi in condizioni economiche più favorevoli.

Tornando ai dati del Rapporto 2018, colpisce profondamente il divario dell’andamento del reddito mediano che se a livello nazionale si riduce dello 0,3%, a livello territoriale presenta un tasso positivo di +1,2% al Nord (+1,6% nel Nord-est) a fronte di un -3,8% al Sud che diventa -7,1% nelle Isole. Anche nel Centro la mediana mostra un calo (-0,6%) con la Toscana che fa registrare un -1,4% a fronte di un aumento del reddito medio dello 0,4% e cioè inferiore rispetto alla media nazionale.

Così, il reddito mediano, che a livello nazionale è pari al 55,8% del reddito medio, nel Nord raggiunge il 60,4% del reddito medio, mentre nel Sud arriva al 71,2%. Il reddito medio del Nord è 2,7 volte quello del Sud. In altri termini, il reddito medio del Sud è il 36,7% di quello del Nord. Il divario si riduce se si osserva il reddito mediano: quello del Sud è il 43,3% di quello del Nord.

Si tratta di distanze notevoli che riflettono i divari in termini di rapporto abitanti/iscritti e imprese/iscritti. Infatti, mentre il primo nel Sud è pari a 471 contro i 567 del Nord, il rapporto imprese/iscritti è 38 contro 41.

Sul piano regionale, il divario è massimo tra Calabria (23.763) e Trentino Alto Adige (107.327): il reddito medio del Trentino è 4,5 volte quello della Calabria.

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