Sisto, Panzani e de Nuccio

Ruolo e responsabilità dei commercialisti, collaborazione attiva delle imprese, necessità di “educare” alla prevenzione e alla tempestiva emersione della crisi aziendale. Sono i concetti sui quali si è concentrata la relazione del presidente dei commercialisti, Elbano de Nuccio, nella seconda giornata del tradizionale convegno organizzato dall’Associazione Albese Studi di Diritto Commerciale, intitolato quest’anno “Crisi, imprenditori e responsabilità: il codice della crisi tra vecchi e nuovi problemi”. All’evento, giunto al traguardo della trentesima edizione, co-organizzato dal Consiglio nazionale dei commercialisti, hanno partecipato numerosi esperti della materia e esponenti  istituzionali, tra i quali il Viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, secondo il quale “Il codice della crisi disegna un nuovo rapporto tra pubblico e privato. L’impresa diventa  partner dello Stato e l’intento del pubblico è quello di garantirle la sopravvivenza sul mercato. Un errore non è più per sempre”.

IL RUOLO DEI COMMERCIALISTI

“Come professionisti che rappresentano la preponderante percentuale di esperti indipendenti iscritti negli elenchi delle Camere di Commercio, attestatori e curatori e come professionisti che accompagnano l’impresa nel ruolo di advisor nella scelta dello strumento maggiormente idoneo – ha detto de Nuccio – ci sentiamo chiamati in causa”. “Chi più del consulente, chi più dell’advisor – si è chiesto – deve saper selezionare tra gli strumenti che il Codice della crisi disciplina quello che possa consentire al cliente di intercettare per tempo, direi tempestivamente, i primi segnali di squilibrio patrimoniale o economico-finanziario? Chi più del collegio sindacale può “indurre” l’organo di amministrazione ad attivarsi per scegliere uno strumento di regolazione della crisi facendo leva sulle sue prerogative e minacciano intrusivi sistemi di “bloccaggio”, ovvero azioni di responsabilità? Chi più dell’esperto svolge un ruolo fondamentale nella vicenda della crisi dell’impresa, dovendo verificare se esistano concrete prospettive di risanamento a seguito dei primi incontri?”.

Il presidente dei commercialisti ha sottolineato come “i professionisti del nostro Ordine che svolgono tali ruoli lavorano in prima linea per la prevenzione della crisi o il suo tempestivo superamento e hanno tutto l’interesse a far sì che queste situazioni si realizzino senza indugio” e ha aggiunto che “bisogna essere preparati e non improvvisarsi”. Un fronte sul quale “stiamo lavorando per elevare le competenze dei professionisti a un livello di appropriata specializzazione nella crisi di impresa e negli strumenti di risanamento”

IL RUOLO DEGLI IMPRENDITORI

De Nuccio ha però spiegato come “salvo il ruolo importante che svolgiamo come consulenti dell’impresa, non si può trascurare come, sul versante delle modalità e della tempistica di quando affrontare la crisi, i professionisti non hanno – né potrebbero avere – un ruolo determinante. Una volta che il consulente è stato capace di selezionare tra i vari strumenti, spetta all’imprenditore attivarsi prontamente per fronteggiare la crisi. Non possiamo sostituirci all’imprenditore – all’organo di amministrazione. Non sono queste le nostre prerogative né i compiti che l’ordinamento ci attribuisce anche quando svolgiamo le note – e responsabilizzanti – funzioni di sindaci di società”.

TEMPO DI EDUCARE

“È arrivato il tempo di “educare” alla prevenzione e alla tempestiva emersione della crisi aziendale”, ha concluso. “Educazione che non vuol dire solamente filosofia dello “scegliere per tempo”, ma anche di comprendere che lo scegliere di strutturarsi in modo adeguato nel fare impresa non comporta costi maggiormente eccessivi rispetto all’ affrontare, a causa dell’assenza di tutelanti presidi organizzativi, successivi percorsi di risanamento – che nel caso dei concordati possono avere durata di alcuni anni –  o future liquidazioni giudiziali”.

I lavori della seconda giornata del convegno erano stati aperti da Luciano Panzani, già presidente della Corte di Appello di Roma, con la relazione introduttiva sul tema “Crisi, imprenditori e responsabilità: il codice della crisi tra vecchi e nuovi problemi”. Panzani ha sottolineato l’attualità del dibattito sul diritto fallimentare. “Il Codice della crisi e dell’insolvenza – ha detto – è ormai in vigore da oltre un anno e giudici, professionisti e studiosi sono attivamente impegnati nell’esame dei problemi applicativi. La crisi provocata dalla pandemia e dalla guerra, l’inflazione, le prospettive non favorevoli alla crescita, la rilevante entità del debito rendono urgente la messa a regime delle molte novità introdotte dal Codice. La riforma attende di essere completata: forse con un decreto correttivo già annunciato dal legislatore, certamente con la riforma della disciplina penale, ferma per quanto concerne i reati di bancarotta alle norme del 1942».

Nel corso della mattinata si è parlato anche dei temi relativi alle imprese in mano pubblica, di cui si è recentemente occupato un gruppo di studio in seno al Consiglio Nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili. Di ciò hanno dibattuto Davide Di Russo, che ha coordinato i lavori, e il professor Bernardo Giorgio Mattarella.

 

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