“Non condividiamo l’utilizzo delle cosiddette lettere di compliance per l’eventuale omissione di indicazione di dati che non hanno nessuna incidenza sulla determinazione dei tributi dovuti. Da sempre, peraltro, riteniamo ultronea la richiesta di dati sugli acquisti ai soggetti forfettari”. È quanto afferma il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio.
“Il regime forfettario – spiega – nasce proprio per forfettizzare la base imponibile ad una percentuale dei ricavi/compensi con la conseguente ipersemplificazione degli obblighi contabili. Richiedere dati relativi al ciclo degli acquisti nella sostanza vanifica questa semplificazione perché per intercettare i dati richiesti nel quadro Rs è necessario totalizzare e quindi, sostanzialmente, contabilizzare, i relativi documenti”.
“Infine – conclude – riteniamo che il kit di dati a disposizione dell’amministrazione finanziaria, se efficacemente utilizzato, possa essere più che sufficiente per intercettare eventuali situazioni anomale, soprattutto dopo l’avvento della fatturazione elettronica”.


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Visto di conformità, il Consiglio di Stato rigetta le tesi della LapetDe Nuccio: “Una sentenza che ribadisce il valore della nostra professione nel garantire affidabilità, controllo e correttezza nell’interlocuzione con l’amministrazione finanziaria”

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