Il presidente de Nuccio nel corso del suo intervento all’Assemblea dei presidenti

Responsabilità. È il termine scelto dal presidente dei commercialisti, Elbano de Nuccio, nella sua relazione alla prima assemblea dei presidenti degli ordini territoriali della nuova consiliatura, tenutasi oggi a Roma, per definire l’approccio che caratterizzerà la sua azione alla guida della categoria. Responsabilità e unità della categoria, con un appello alla coesione interna dopo le fisiologiche divisioni della campagna elettorale. “Responsabilità verso noi stessi”, ha detto alla presenza dei rappresentanti di 123 Ordini su 131, delle associazioni sindacali e dei presidenti delle Casse di previdenza, “perché siamo anzitutto noi i responsabili del nostro futuro, come singoli professionisti e come categoria, responsabilità verso i nostri clienti, responsabilità verso il sistema Paese e le sue istituzioni. Ovviamente, però, anche responsabilità degli altri verso di noi, perché nessuno meglio di noi lo sa, il “dare” non funziona mai se poi non c’è anche “l’avere””. La disponibilità dei commercialisti ad assumersi responsabilità deve tradursi anche nella capacità di rilanciare. Ad esempio, ha spiegato, su strumenti come il visto di conformità, ampliandone l’ambito applicativo e accrescendone la significatività, in termini di differenza di trattamento tra posizioni fiscali assistite o meno da un visto. “La recente esperienza dei bonus edilizi”, ha sottolineato, “ha messo chiaramente in luce quanto questo strumento possa svolgere un ruolo di pubblica utilità. La differenza del volume di presunte frodi generatesi tra cessioni di superbonus assistite da visto di conformità e cessioni di altri bonus edilizi non assistite da visto di conformità dice tutto quello che c’è da dire”. In sostanza, laddove c’è stato, il controllo dei commercialisti è risultato determinante.

La riforma della giustizia tributaria

De Nuccio ha poi ripercorso le tappe dell’attività del nuovo Consiglio nazionale in queste prime settimane di lavoro. Sul fronte della riforma della giustizia tributaria, ha ribadito sia l’apprezzamento per un’impostazione di fondo che punta a rafforzare professionalizzazione e specializzazione, sia le profonde riserve rispetto all’esclusione dei laureati in economia dal concorso per la nomina a magistrato tributario. Ed è stato duro nei confronti di chi “lancia appelli per l’esclusività per l’avvocatura dello stato del patrocinio innanzi alle commissioni tributarie. Una proposta inopportuna da un punto di vista formale e anche probabilmente poco informata sul piano tecnico”. Il riferimento è a quanto affermato nei giorni scorsi dall’Uncat, l’Unione nazionale delle camere di avvocati tributaristi. “Mi dispiace parlare in questi termini di colleghi avvocati”, ha attaccato, “ma evidentemente non è stato letto con attenzione il disegno di legge che non mette in alcun modo in discussione la partecipazione dei commercialisti come soggetti abilitati a patrocinare innanzi alle commissioni tributarie”. “Il Paese”, ha proseguito, “non ha bisogno di lotte fra Ordini professionali, ma di una forte coesione, in questo momento, di un supporto unanime, condiviso, sinergico fra i vari Ordini professionali a sostegno dello Stato”, perché “abbiamo problemi ben più seri dello stabilire chi può avere l’esclusiva dinanzi alle Commissioni tributarie. Lavoriamo, invece, per un processo di riforma della giustizia tributaria che dia garanzia di qualità ed efficienza nell’applicazione della legge”.

Crisi d’impresa

Altro tema caldo su cui il Consiglio Nazionale è stato fortemente impegnato in queste settimane è quello relativo all’istituzione del nuovo albo dei soggetti incaricati dall’autorità giudiziaria delle funzioni di gestione e controllo, di cui non convincono i criteri di selezione. “E’ mai possibile”, si è chiesto de Nuccio, “che si costituisca un albo basandosi unicamente sull’esperienza maturata in due incarichi negli ultimi quattro anni, quando il meccanismo di attribuzione degli incarichi nell’ambito dei tribunali per legge non è regolamentato attraverso un filtro di qualità o di capacità professionale, ma per un intuitu personae, una conoscenza diretta di fiducia del giudice?”. Un metodo di selezione, quello per il nuovo albo, giudicato “assolutamente discriminatorio nei confronti di chi ha maturato un’esperienza formativa ma non ha avuto l’occasione di poter avere un incarico”. Un passaggio della norma da modificare, insomma, e sul quale de Nuccio ha affermato di aver “trovato ascolto da parte del ministero: sono molto fiducioso che si possa lavorarci in un decreto correttivo”.Più in generale, il numero uno dei commercialisti ha sottolineato come il tema della riforma della crisi d’impresa “è appannaggio dei commercialisti perché è tutto basato sulla capacità prospettica del soggetto aziendale di poter permanere come soggetto economico attivo nel mercato”. In questo scenario, come in quello della giustizia tributaria, ha aggiunto “non siamo convenuti, non siamo ospiti scomodi, siamo i protagonisti e come tali dobbiamo essere rispettati e riconosciuti nei ruoli e nelle funzioni”.

Il futuro delle SAF

De Nuccio ha poi dedicato un passaggio del suo intervento alla delineazione delle scuole di alta formazione della categoria, affermando che “va rafforzato e implementato un progetto avviato nella consiliatura Miani, nel quale ho sempre creduto, ossia la specializzazione come forma attraverso la quale conferire competenze tecniche distintive, che ci rendano cioè riconoscibili perché competenti”. “Dopodomani”, ha annunciato, “avrò un incontro al ministero Università e della Ricerca per la sottoscrizione di un protocollo che prevede un percorso di riconoscimento accademico all’attività formativa specialistica dei commercialisti”.

La parola ai rappresentanti degli Ordini locali

 

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