Il vicepresidente dei commercialisti, Giorgio Luchetta, e il consigliere nazionale Francesco Muraca, delegati alla deontologia professionale, tra gli studenti della Luiss

Le ultime due consiliature del Consiglio nazionale dei commercialisti (quella che volge al termine proprio in questi mesi e la precedente) sono state molto importanti sul fronte della deontologia e della giustizia domestica. Su questi temi il Consiglio nazionale non solo ha prodotto un nuovo codice deontologico e il primo codice delle sanzioni, ma ha anche avviato un’azione di coinvolgimento e sensibilizzazione degli iscritti. Etica e deontologia sono capisaldi irrinunciabili nello svolgimento della professione: è questo il messaggio che abbiamo rivolto ai nostri colleghi in questi anni, accompagnandolo ad un’”operazione trasparenza” grazie alla quale abbiamo monitorato con puntualità i numeri dei procedimenti disciplinari avviati dal 2017 al 2020, con un focus specifico sulle ipotesi di comportamenti penalmente rilevanti. Un monitoraggio che abbiamo reso pubblico, unica professione – come sottolineato dal quotidiano il Sole 24 ore – a spalancare porte e finestre su questa realtà. Coerenza e intransigenza hanno ispirato la nostra azione, nella consapevolezza che la nostra giustizia domestica avrebbe comunque bisogno di un restyling – tema sul quale siamo pronti a confrontarci con politica e istituzioni – e che la nostra azione non può sempre dispiegarsi al meglio per fattori a noi esterni. Più volte con il suo presidente, Massimo Miani, la categoria ha chiesto un rafforzamento degli strumenti di controllo degli Ordini professionali sui propri iscritti, a cominciare dalla sospensione cautelare. Ma ha chiesto anche di riflettere sul fatto che quando i nostri Consigli di disciplina sospendono o radiano gli iscritti vedono vanificato il proprio lavoro perché spesso i sospesi e i radiati proseguono la loro attività come abusivi, senza che lo Stato glielo impedisca inibendo la loro attività sotto altre forme.

Come Consiglio Nazionale siamo perfettamente consapevoli del rilevante contributo dato alla categoria da tutti i componenti degli organi disciplinari locali. Si tratta di persone, per lo più colleghi, che in questi anni, con spirito di sacrificio e di servizio, si sono prodigate e continuano a prodigarsi per assicurare che l’esercizio dell’azione disciplinare sia svolta al meglio, a tutela della comunità professionale e della sua immagine dinanzi ai terzi.

La funzione disciplinare rappresenta una delle più complesse e delicate attribuzioni tra quelle tradizionalmente affidate dall’Ordinamento giuridico al sistema ordinistico delle professioni intellettuali. Il suo esercizio, infatti, è diretto a garantire l’effettiva permanenza nel consesso professionale solo dei soggetti giudicati idonei allo svolgimento della Professione, a tutela del suo corretto esercizio. In altri termini, la funzione disciplinare, garantendo il rispetto e l’osservanza dei doveri individuati dalla legge e dall’etica professionale, costituisce indubbiamente un’attività fondamentale per la conservazione del patrimonio morale della comunità professionale, e questo a beneficio dell’intera collettività.

L’attività dei consigli di disciplina territoriali è dunque essenziale nella difesa e tutela dei valori umani, deontologici e professionali della Categoria.

Consapevoli dell’importanza del ruolo svolto dagli organi disciplinari locali, il Consiglio Nazionale in questi anni ha promosso e incentivato la diffusione capillare della conoscenza delle norme deontologiche e l’approfondimento degli aspetti procedimentali connessi all’esercizio della funzione disciplinare attraverso la programmazione di convegni e seminari su tutto il territorio nazionale, partecipando ai quali, come delegati alla deontologia professionale, abbiamo toccato con  mano quanto sia importante confrontarsi sulle principali questioni deontologiche e sulle criticità applicative emerse nella prassi.

In ognuna di tali occasioni non abbiamo mancato di rappresentare la stima del Consiglio Nazionale nei confronti di quanti rivestono il ruolo di consiglieri di disciplina raccogliendo, al tempo stesso, da questi le proposte, le istanze e, a volte, anche le segnalazioni di difficoltà.

Da questa fruttuosa esperienza è nata la volontà di creare appositi strumenti di ausilio per l’attività degli organi disciplinari. In particolare, il Consiglio Nazionale ha realizzato Prodike, un applicativo per la gestione informatizzata del procedimento disciplinare. Si tratta di uno strumento pensato per semplificare e accelerare i flussi procedurali, nonché per ridurre al minimo la possibilità di errori formali nello svolgimento del procedimento. Il software è attualmente nella fase finale di test da parte di una selezione di Consigli di disciplina degli Ordini territoriali e sarà a breve distribuito a tutti gli organi disciplinari.

 

 

 

 

 

 

 

 

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