“Di qualunque colore o formazione sarà il prossimo governo, la riforma fiscale dovrà stare in cima all’agenda delle priorità. La corretta revisione organica del sistema tributario non può più essere rinviata. Non è più una questione di competitività delle imprese, ma della loro sopravvivenza. Senza un’ampia riforma fiscale, si rischia la tenuta dell’intero tessuto economico del paese”. Lo ha affermato Elbano de Nuccio, presidente dei commercialisti italiani in una intervista a L’Economia del Corriere della Sera, che gli ha dedicato la Storia dei copertina dello scorso 25 luglio. Su Press Magazine pubblichiamo alcuni estratti.
Riforma fiscale
“Nell’ambito di una riforma fiscale più profonda, serve una reale riduzione della pressione tributaria che consenta di utilizzare la leva fiscale come leva di vantaggio competitivo in un mercato sempre più globalizzato. E serve una riorganizzazione dei codici tributari, un’operazione a costo zero per lo Stato, che è nell’interesse non solo dei commercialisti, ma anche dell’amministrazione finanziaria: l’eccesso di stratificazione normativa favorisce dubbi interpretativi che stimolano comportamenti opportunistici ed evasione fiscale. Lancio un appello alla politica: usiamo questa riforma per compiere scelte coraggiose, a fronte di una situazione straordinaria come quella che stiamo vivendo. L’obiettivo comune deve rimanere quello di una riduzione fiscale per tutti”.
Pressione fiscale
“Adottare un regime fiscale a macchia di leopardo crea situazioni discriminatorie: non solo tra dipendenti e autonomi, anche chi ha lo stesso reddito può essere sottoposto a regimi fiscali diversi. Mettere mano al ginepraio di deduzioni e detrazioni è una priorità per poter restituire un principio di equità fiscale. In uno sfoltimento di tasse inique, andrebbero inseriti anche quei micro tributi odiosi e che non generano nemmeno particolare gettito: dalla tassa di bollo sulla laurea al superbollo per le autovetture fino alle accise per la guerra d’Abissinia. Per il raggiungimento di questi obiettivi vogliamo essere coinvolti ai tavoli tecnici ex ante, nel momento della genesi dei provvedimenti, perché non esiste peggiore norma di una norma scritta male e che non sia compresa da chi deve applicarla”.
“Lodo de Nuccio”
I debiti tributari e previdenziali iscritti nei bilanci delle società per le quali il valore è noto (si tratta di circa 535 mila) sono pari a 80 miliardi di euro, il 2,3% del totale. Da questi dati nasce il cosiddetto “lodo de Nuccio”, una proposta che era già diventata un disegno di legge e che in Parlamento sembrava incontrare favori trasversali. “Bisogna assicurare la necessaria liquidità alle imprese con sede in Italia, diverse dalle banche e da altri soggetti autorizzati all’esercizio del credito. Per questo scopo, Sace potrebbe concedere fino al 31 dicembre 2023 garanzie, in conformità alla normativa europea in tema di aiuti di Stato. La garanzia verrebbe rilasciata entro il 31 dicembre 2023, per finanziamenti di durata non superiore a 15 anni e di importo massimo pari a 15 milioni di euro, con pre-ammortamento fino a 36 mesi, con garanzia Sace a mercato con copertura al 70% dell’importo per finanziamenti di durata non superiore a 5 anni, al 65% per quelli di durata non superiore a io anni e al 60% per quelli non superiori a 15 anni. Il debito transitorio verso l’erario è ormai vecchio, lo Stato rischia di incassarlo con enorme riardo e le imprese ne potrebbero comunque ricavare un danno in questo frangente economico così delicato. La garanzia verrebbe concessa a patto che un commercialista rilasci certificazione della sostenibilità di bilancio e accertamento dei debiti fiscali dovuti. Saremmo noi a concedere il visto di conformità ai bilanci delle imprese che si rivolgono a Sace”.

CNDCEC
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