I Commercialisti, utili al Paese

Recentemente il Cndcec ha intrapreso una campagna di promozione e di rilancio del ruolo dei commercialisti italiani, condotta anche attraverso uno spot pubblicitario che ha ripreso il claim “Utili al Paese”, già utilizzato dieci anni fa in un’altra campagna della categoria. Allo spot abbiamo affiancato la presentazione del “Manifesto dei Commercialisti”, avvenuta durante gli ultimi Stati Generali svoltisi a Roma il 9 maggio scorso.

Sebbene i nostri non siano numeri paragonabili a quelli di alcune associazioni imprenditoriali o dei principali sindacati dei lavoratori, siamo consapevoli del ruolo strategicamente rilevante della nostra categoria per il sistema economico del Paese e siamo davvero grati al Censis che, attraverso questa ricerca, ha colto molto bene l’importanza della funzione nazionale assolta dai Commercialisti.

Oggi, probabilmente, l’opinione pubblica fatica a riconoscere il ruolo di garanti della fede pubblica e di custodi del sapere esperto svolto dalle libere professioni in Italia, specialmente da quelle riconosciute mediante uno “statuto” ordinistico.

È inevitabile che lo sviluppo dei mercati e la globalizzazione abbiano modificato alla radice alcune condizioni naturali delle libere professioni, ma quello che sta accadendo alla professione di Commercialista in questi anni turbolenti di crisi economico-finanziaria, crisi del debito sovrano, con il conseguente stress continuo da finanza pubblica e, non ultima, la rivoluzione tecnologica che interessa il mondo della gestione aziendale e dei rapporti tra imprese, contribuenti e pubblica amministrazione, sta mettendo a dura prova l’intera Categoria.

I professionisti italiani, perciò, e i Commercialisti in particolare, nella stragrande maggioranza dei casi si trovano ad operare in condizioni difficili, sia per la naturale tendenza a prediligere modelli atomistici di svolgimento della professione – che li rende deboli in termini di competitività – sia per la continua pressione scaricata su di essi dallo Stato che si avvale delle loro funzioni, e soprattutto della loro natura di intermediari tra cittadini/imprese e pubblica amministrazione, per lo svolgimento di importanti compiti amministrativi secondo il principio della sussidiarietà, ampiamente utilizzato ma quasi per niente riconosciuto.

E, come è evidente da quanto emerge dalla ricerca, è proprio su quest’ultimo aspetto che il Censis ha costruito la sua indagine e ha ideato il Barometro con i Commercialisti.

Dunque, siamo Utili al Paese per tanti motivi ed oggi, in pratica, lo dimostriamo mettendo al servizio della collettività la nostra peculiare funzione di “sentinelle” del mondo reale, specialmente di quello meno visibile e spesso meno preso in considerazione delle micro e piccole imprese.

Basti pensare che su 3,5 milioni di imprese che presentano la dichiarazione dei redditi al fisco italiano (considerando solo le ditte individuali e le società), 2,9 milioni sono micro imprese, cioè imprese con un fatturato non superiore a 350 mila euro.

I numeri della categoria

I dottori commercialisti e gli esperti contabili iscritti all’Albo sono 118.639. Svolgono la libera professione nell’ambito di 64.189 studi professionali dislocati su tutto il territorio nazionale, nei quali sono occupati circa 238.000 tra professionisti, collaboratori, dipendenti e praticanti, che concorrono alla creazione di valore aggiunto nazionale in misura pari allo 0,8% del PIL.

I Commercialisti svolgono numerose attività a sostegno e a supporto dell’economia italiana e del sistema produttivo del Paese. Tra queste spiccano certamente quella di intermediario fiscale e quella di revisore, ai quali si affiancano altre importanti funzioni come quella di curatore fallimentare o di certificatore fiscale o, ancora, di attestatore dei piani di risanamento aziendale oltre, naturalmente, a numerose altre attività sussidiarie e molteplici attività di assistenza e consulenza amministrativa, aziendale e societaria svolte quotidianamente.

I dati relativi agli invii telematici sul canale Entratel dell’Agenzia delle Entrate attestano che, su circa 6 milioni di soggetti, tra lavoratori autonomi e imprese individuali, società di persone e associazioni professionali, società di capitali ed enti non commerciali, sono circa 4,5 milioni, pari al 75% del totale, quelli che adempiono ai propri obblighi fiscali per il tramite dei Commercialisti.

Se si considera il gettito fiscale che proviene anche soltanto dalle principali imposte pagate dalle imprese e dai professionisti (IVA, IRPEF, IRES e IRAP), pari a circa 178 miliardi di euro, è dunque possibile stimare in circa 134 miliardi di euro quanto affluisce alle casse dello Stato per il tramite dell’attività di consulenza e assistenza fiscale prestata dai Commercialisti.

Altrettanto significativi sono i numeri che riguardano il ruolo di controllo di legalità nelle società di capitali, affidato al collegio sindacale o al sindaco unico.

Le società di capitali italiane sono circa 1,14 milioni, hanno circa 10,5 milioni di addetti e sviluppano un fatturato globale pari a circa 2.900 miliardi di euro, cui corrisponde una contribuzione al valore aggiunto nazionale di circa 850 miliardi di euro, ossia il 50% del PIL.

I Commercialisti ricoprono il 77% delle cariche di componente del collegio sindacale o di sindaco unico; una percentuale che sale al 90% se consideriamo solo le prime 100.000 società di capitali per grandezza di fatturato.

Il Barometro Censis-Commercialisti

Il Censis ha letto nei dati del Barometro e, quindi, nelle risposte dei 4.000 Commercialisti interpellati, un grido d’allarme forte, un vero e proprio warning rispetto alle condizioni economiche e finanziarie delle microimprese italiane. Ci auguriamo, perciò, che il governo riconosca la drammaticità della situazione e presti la dovuta attenzione ad esse. E ci proponiamo anche come naturali interlocutori del governo, ma anche del Parlamento, non solo nel segnalare i fatti economici e sociali delle imprese, ma anche nel discutere e, soprattutto, nell’elaborare possibili soluzioni ai problemi. Proprio come stiamo già facendo ad esempio con Confindustria, con la quale stiamo portando avanti assieme un pacchetto di proposte comuni sul fronte della semplificazione fiscale.

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