Giorgio Luchetta

Un avviso pubblico per la selezione di 21 componenti di un gruppo di esperti di alto livello da mettere al lavoro per l’elaborazione di un libro bianco sul ruolo della comunicazione nei processi di trasformazione digitale. Lo ha pubblicato sul proprio sito il Ministero dello sviluppo economico con l’obiettivo, affidato alle competenze delle 21 personalità selezionate nel  mondo dell’accademia, della ricerca, delle professioni e della consulenza, di “sviluppare i temi di riferimento inserendoli nel più generale quadro concettuale e socio-tecnico che caratterizza la società contemporanea”. Con una particolarità messa nero su bianco: ai professionisti individuati non spetterà “alcun compenso, indennità di carica, corresponsione di gettoni di presenza”.

Un caso che ricorda molto da vicino quanto accaduto solo pochi mesi nella Commissione bicamerale d’inchiesta sul sistema bancario, alla ricerca, lo scorso febbraio, di consulenti esterni qualificati. Anche per loro non era previsto alcun compenso.

“L’avviso pubblico con il quale il Mise cerca esperti di “Alto livello” specificando che per loro non è previsto alcun compenso”, commenta il Vicepresidente dei commercialisti, Giorgio Luchetta, “è l’ennesima prova di un approccio inconcepibile in virtù del quale si presuppone che si possano fornire prestazioni professionali a titolo gratuito. Non è la prima volta che ciò accade, a dimostrazione del fatto che la politica continua a nutrire nei confronti delle professioni un atteggiamento errato, rimandando peraltro sine die il tema dell’equo compenso che invece ha più volte detto di voler affrontare”.

Il numero due dei commercialisti sottolinea che il bando del Mise “è ancor più sorprendente se si ricorda che solo pochi mesi fa un caso analogo nella Commissione parlamentare bicamerale d’inchiesta sul sistema bancario suscitò una aspra polemica. Insomma, ci risiamo”. “L’avviso pubblico del Mise”, conclude Luchetta, “dimentica le norme sull’equo compenso. La politica, dopo aver mostrato importanti aperture negli ultimi anni esprimendosi in maniera pressocché unanime a favore di un ulteriore rafforzamento delle norme a tutela della giusta retribuzione dei professionisti, ha ancora una volta lasciato cadere il tema nel dimenticatoio”.

Concetti analoghi sono stati espressi anche dalle sigle sindacali dei commercialisti, da Confprofessioni e dal Comitato unitario delle professioni (CUP), la cui presidente, Marina Calderone, sottolinea come  “ancora una volta il Governo fa leva sulle alte competenze dei professionisti per efficientare la Pubblica amministrazione senza prevedere per loro il giusto compenso”.

Intanto il caso è finito in Parlamento. Sul bando, con scadenza il 30 ottobre prossimo, chiedono chiarezza tanto il segretario della Commissione Finanze del Senato Andrea de Bertoldi di FdI, quanto il deputato e responsabile dei Rapporto con le Professioni di Fi Andrea Mandelli: con due interrogazioni parlamentari al titolare del dicastero Stefano Patuanelli, gli esponenti delle opposizioni invocano spiegazioni sul “mancato rispetto della normativa sull’equo compenso” per le prestazioni professionali.

 

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