Le aggregazioni professionali tra i commercialisti sono una realtà sempre più rilevante e in forte crescita, specie in termini dimensionali. È quanto emerge dall’anticipazione dei risultati di una ricerca sull’organizzazione degli studi professionali dei Commercialisti e l’impatto negli stessi dell’intelligenza artificiale, svolta dalla Fondazione nazionale della categoria in collaborazione con l’Università degli Studi di Bergamo, l’Università Politecnica delle Marche e la Libera Università Mediterranea LUM “Giuseppe Degennaro”. La ricerca è stata condotta tra luglio e settembre mediante la somministrazione di un questionario a un campione di Commercialisti, al quale hanno risposto oltre 4.000 professionisti. L’ultima Indagine Statistica sui Dottori Commercialisti e gli Esperti Contabili risale al 2018. La gran parte dei dati di questa nuova ricerca possono essere letti in relazione a quelli di sette anni fa.
Il primo dato che emerge con forza dalla lettura dei questionari è relativo alla percentuale di professionisti che dichiara di esercitare la professione in una forma aggregata (associata, societaria, condivisa o altra forma aggregata). Tale percentuale subisce un vero e proprio balzo in avanti passando dal 38,5% del 2018 al 51,6% del 2025. In particolare, chi esercita in uno studio associato o in una Stp sale dal 21,9% al 29,4%. L’incremento maggiore riguarda i professionisti che dichiarano di esercitare la professione nell’ambito di Stp, la cui percentuale passa dal 2,2 al 6,7%, mentre per gli studi associati la stessa percentuale sale dal 19,7 al 22,7%.
Per contro, si registra un calo significativo di chi esercita in uno studio individuale con la relativa percentuale che passa dal 61,4 al 48,4%, ben tredici punti percentuali in meno. Da registrare anche un aumento importante di chi esercita in uno studio condiviso (dal 14 al 20,2%), definito come condivisione delle spese e/o dei mezzi impiegati nell’attività professionale pur essendo composto formalmente da professionisti individuali.
La tendenza all’aggregazione professionale, molto evidente nel trend di crescita delle Stp, non è esclusivamente concentrata in questa forma, ma coinvolge anche quei professionisti che anziché associarsi o entrare in società si limitano a collaborare con studi associati e/o Stp. Osservando la posizione che il singolo professionista occupa nello studio, dalla ricerca emerge che, mentre la figura del socio di Stp aumenta di 2,8 punti percentuali, portandosi al 4,9%, quella di collaboratore (con partita iva) sale di 3,6 punti, portandosi all’11,8%, mentre quella di associato subisce addirittura un calo di 0,8 punti fermandosi al 15%. In questo modo, i professionisti che occupano la posizione di associato o di socio risultano pari al 19,9%, in crescita di 2 punti percentuali (erano il 17,9%).
Altro dato chiave sull’evoluzione della professione in termini di aggregazione professionale è la distribuzione degli studi per classi di addetti. I dati sulla variabile dimensionale sono chiari nell’indicare una tendenza molto forte ed evidente in direzione dell’aumento della dimensione degli studi professionali. Gli studi fino a cinque addetti, rispetto al 2018, si riducono del 10,7%, mentre della stessa misura è l’incremento degli studi con più di cinque addetti. In particolare, gli studi monoaddetto si riducono del 4,5%, passando dal 29,5 al 25%. Gli studi con più di dieci addetti passano dall’11,2 al 18,9%.
Inoltre, gli studi senza dipendenti si riducono di 6,8 punti percentuali, passando dal 41,1% al 34,3%. Quelli con più di cinque dipendenti passano dal 12 al 20,3%.
Resta stabile, invece, la quota di studi senza praticanti, ferma al 79%. Gli studi con più di dieci praticanti diminuiscono dell’1%, scendendo all’1%.
Stessa tendenza anche per quanto riguarda il fatturato. Gli studi con un fatturato inferiore a 100 mila euro passano dal 48,5 al 35,1% facendo registrare un calo del 13,4%, mentre gli studi con un fatturato superiore a 500 mila euro passano dal 13,8% al 24,7%.
Infine, a completamento dell’analisi dei dati sull’evoluzione della professione in termini di aggregazione, è importante menzionare anche il dato relativo alla specializzazione degli studi professionali. A dimostrazione, infatti, che l’aggregazione si evolve di pari passo con la specializzazione, i dati indicano molto chiaramente come nel tempo gli studi fortemente dipendenti dalla contabilità e dai dichiarativi fiscali si riducono di 3,6 punti percentuali passando dal 30,9% al 27,3%, mentre gli studi che non si occupano di contabilità e dichiarativi se non in misura marginale crescono dell’1,7%, passando dal 12,4 al 14,1%. La parte intermedia, rappresentata dagli studi che combinano contabilità e dichiarativi con attività specialistiche, cresce dello 1,9% salendo al 58,6%.

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