Stessi destinatari della lettera del presidente dimissionario Massimo Miani (la Ministra Marta Cartabia, il sottosegretario Francesco Paolo Sisto e il dirigente della Giustizia Giovanni Mimmo), per esprimere però una posizione diversa sulle scelte da compiere da parte del Consiglio nazionale dopo che il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso cautelare presentato dallo stesso Consiglio per la riforma dell’ordinanza del TAR Lazio, che ad ottobre aveva sospeso le elezioni degli Ordini locali della categoria. In una seconda missiva indirizzata al Ministero vigilante – dopo quella nella quale l’ormai ex presidente nazionale, assieme ad altri otto consiglieri, ha annunciato le sue dimissioni – i consiglieri nazionali Antonio Borrelli, Roberto Cunsolo, Andrea Foschi, Gilberto Gelosa, Valeria Giancola,  Raffaele Marcello, Maurizio Postal, Sandro Santi e Remigio Sequi spiegano le ragioni della loro contrarietà alle dimissioni senza un percorso preventivamente concordato con il Ministero e il timore che l’arrivo di un Commissario straordinario possa allungare ulteriormente i tempi per il rinnovo dei Consigli locali e di quello nazionale.

“Abbiamo appreso con piacere quanto deciso dal Consiglio di Stato con l’ordinanza n. 6206 del 19 novembre 2021, con la quale è stato accolto il ricorso cautelare presentato dal Consiglio Nazionale per la riforma dell’ordinanza TAR Lazio n. 5547 del 16 ottobre 2021”, scrivono i nove consiglieri, aggiungendo però anche di “aver appreso da organi di stampa le parole del sottosegretario On. Sisto, il quale ha affermato che l’ordinanza legittima appieno il Cndcec a indire nuove elezioni, senza alcuna necessità di un intervento legislativo in merito”.

“Alla luce della sopra citata ordinanza del Consiglio di Stato, che ha evidenziato l’obiettivo di scongiurare il commissariamento dell’Ente e delle affermazioni del Sottosegretario al Ministero della Giustizia con delega alle professioni – proseguono – riteniamo che la lettera che è stata inviata da questo Consiglio Nazionale in data 26 ottobre 2021 debba esse valutata diversamente: a fronte del nostro rispetto istituzionale, ci si aspettava almeno la definizione di un incontro per valutare punto per punto quale fosse la migliore soluzione per definire il percorso più veloce verso le elezioni, finanche il Commissariamento conseguente alle dimissioni pur contrario alle ipotesi contenute nella ordinanza del Consiglio di Stato o anche, se ritenuta migliore, la nomina di un commissario ad acta

Nella lettera citata dai nove consiglieri “veniva infatti data la disponibilità dell’intero Consiglio a dare le dimissioni al solo fine di agevolare e velocizzare il percorso elettorale sospeso dall’Ordinanza del Tar. Oggi, dopo l’ordinanza del Consiglio di Stato, l’obiettivo da conseguire resta quello di arrivare il più velocemente possibile alle elezioni ed evitare che venga concesso altro tempo a chi purtroppo alimenta la forte litigiosità esistente nella categoria. Noi riteniamo che le nostre dimissioni, con il conseguente commissariamento, se ritenute la soluzione più confacente, dovevano garantire elezioni veloci per il rinnovo degli organi rappresentativi della categoria e quindi volevamo chiedere preventivamente al Ministero vigilante certezza di tempi e modi del relativo procedimento. L’ordinanza del Consiglio di Stato chiedendo al TAR di “esaminare eccezioni rilevanti e potenzialmente idonee ad accreditare una diversa alternativa ricostruzione esegetica incline a preservare la continuità operativa dell’organo attualmente in carica”, ci dice chiaramente che il Consiglio Nazionale non si può sottrarre agli obblighi di gestione, e i pareri legali raccolti ci hanno dato l’indicazione che il percorso elettorale doveva proseguire velocemente, senza attendere l’udienza di merito, valutazione peraltro ribadita sui vari organi di stampa anche dal Sottosegretario On. Sisto”.

Peraltro, sostengono i firmatari della missiva, “se non fosse stato instaurato il procedimento cautelare oggi vi sarebbero Ordini eletti e le liste per il Consiglio Nazionale sarebbero già state depositate”. “Nonostante tutto ciò”, proseguono, “il Presidente Miani ha deciso di inviare una lettera contenente le sue dimissioni, ritenendo in questo modo di scongiurare ulteriori contenziosi e auspicando che la nomina di un Commissario straordinario possa agevolare e velocizzare il processo elettorale, senza aver ricevuto certezze sul percorso che il Ministero vigilante intende intraprendere e quindi senza informazioni sui tempi e sui modi del procedimento. Ritenevamo necessario che l’Ufficio di Presidenza del Consiglio Nazionale incontrasse gli Organi del Ministero, condividendo con l’Ente vigilante il percorso più veloce per rispettare quel timing che lo stesso Consiglio Nazionale aveva deliberato nella seduta del 12 novembre, che prevedeva, in caso di accoglimento del ricorso del Consiglio di Stato, la celebrazione delle elezioni degli Ordini Territoriali prima delle festività di Natale e le elezioni del Consiglio Nazionale il 28 febbraio. Tra le soluzioni prospettate, ribadiamo e confermiamo la disponibilità alle dimissioni, ma a fronte di una condivisione del percorso migliore per arrivare alle elezioni più rapidamente possibile, consapevoli che in questo momento non è possibile impugnare un provvedimento già in corso di valutazione di merito da parte della Giustizia Amministrativa”.

L’auspicio era quindi che “il Presidente Miani potesse recedere dal suo intendimento ed evitare che la nomina di un Commissario Straordinario, senza un processo condiviso con il nostro Organo vigilante, potesse, anche solo come rischio potenziale, differire il timing deliberato dal Consiglio Nazionale, oggi legittimato dal supremo organo giurisdizionale amministrativo, il 12 novembre e comunicato al Ministero. Lo stesso Presidente Miani nella Sua lettera di dimissioni prevede che il Commissario Straordinario possa indire le elezioni degli Ordini Territoriali prima di febbraio, quindi ben due mesi dopo quelle previste dalla delibera di Consiglio”. In questo modo, sostengono i nove consiglieri, “appare quanto mai improbabile che le elezioni del Consiglio Nazionale possano essere effettuate entro la data del 28 febbraio così come richiesto dal Ministero. Ribadiamo quindi che sarebbe stato più giusto condividere in maniera puntuale tutti gli scenari in un incontro formale con il Ministero per analizzare tutte le opzioni. Non avendo effettuato il suddetto percorso e preso atto delle dimissioni trasmesse dal Presidente e da alcuni Consiglieri, auspichiamo che tutto ciò non generi ulteriori ritardi nel procedimento elettorale, cosa che non sarebbe apprezzata dalla categoria che vuole andare nel più breve tempo possibile al rinnovo della governance, e venga mantenuta la data del 28 febbraio proposta dal Consiglio Nazionale al Ministero per le elezioni del Consiglio Nazionale. Questo è l’unico motivo per cui gli scriventi Consiglieri non hanno sottoscritto la lettera di dimissioni congiuntamente al Presidente e ad altri Consiglieri”.

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