La lotta all’erosione della base imponibile mediante il profit shifting *(BEPS) è giunta ad una svolta importante con l’adozione, da parte dell’OCSE, delle misure contenute nel “pacchetto” dell’8 ottobre 2015. Esso rappresenta il primo, sostanziale intervento di “rinnovamento” degli standard fiscali internazionali nell’arco di un secolo. Tale intervento di “rinnovamento” si è reso necessario non soltanto in un’ottica BEPS ma anche al fine di garantire la sostenibilità dell’attuale *framework fiscale internazionale per la disciplina delle attività cross-border.
Il “pacchetto” dell’ottobre 2015 include e consolida il precedente set di n. 7 rapporti adottato nel settembre 2014 (1). Esso è stato sviluppato e finalizzato dall’OCSE nel corso dell’ultimo biennio e concerne i seguenti ambiti:
- abuso dei trattati e treaty shopping;
- documentazione in materia di transfer pricing, determinazione dei prezzi di trasferimento dei beni immateriali e transazioni ad alto rischio;
- pratiche fiscali dannose, inclusi i regimi nazionali di patent box;
- risoluzione delle controversie internazionali;
- definizione di stabile organizzazione;
- strumenti ibridi e deducibilità delle interest expenses;
- disciplina CFC e obblighi di disclosure delle pratiche fiscali dannose;
- economia digitale;
- strumenti multilaterali.
Le misure rispondono all’esigenza di assicurare, nel contesto del contrasto agli schemi di pianificazione fiscale aggressiva, un’azione coordinata e condivisa. Interventi unilaterali da parte degli Stati, infatti, potrebbero avere l’effetto di indebolire i principi fiscali internazionali che regolano gli investimenti transnazionali.
Esse devono essere attuate – sia a livello dell’ordinamento interno sia sul piano internazionale convenzionale – in modo coordinato e con la previsione di obblighi di monitoraggio e trasparenza. L’obiettivo è quello di combattere i fenomeni erosivi mediante un intervento efficace sulle cause del fenomeno piuttosto che sui suoi sintomi.
Mentre alcune misure sono di immediata applicazione, altre implicano la rinegoziazione dei trattati esistenti, eventualmente mediante il ricorso a strumenti multilaterali. Altre ancora richiedono emendamenti alla legislazione interna, in particolare con riguardo alla disciplina degli ibridi, CFC, alla deducibilità degli interessi, alla documentazione in materia di transfer pricing (country-by-country reporting), alla disciplina sulla disclosure obbligatoria. Alcune verifiche poi devono essere effettuate con riguardo alla conformità della normativa interna con gli standard internazionali in materia di pratiche fiscali dannose.
In ogni modo, l’implementazione delle misure BEPS è diretta a garantire un più spiccato allineamento tra la localizzazione dei redditi soggetti ad imposizione ed il luogo in cui l’attività economica viene esercitata. Inoltre, deve essere assicurata la completezza e l’esaustività delle informazioni a disposizione delle Amministrazioni fiscali, ai fini della piena applicazione dei sistemi tributari.
Allo scopo di limitare il più possibile eventuali situazioni di doppia imposizione, l’OCSE raccomanda il miglioramento degli attuali meccanismi di risoluzione delle controversie internazionali nonché la predisposizione di efficaci sistemi di monitoraggio ed attuazione delle misure medesime.
La posizione delle istituzioni comunitarie
Le istituzioni comunitarie hanno accolto con favore e supportato gli studi e gli approfondimenti dell’OCSE per il contrasto alla pianificazione fiscale aggressiva. In siffatto contesto si inseriscono:
- l’adozione, in data 18 marzo 2015, da parte della Commissione europea, del pacchetto sulla trasparenza fiscale (cd. “Tax Transparency Package”) per garantire una maggiore apertura e cooperazione tra gli Stati membri in materia di tassazione societaria. Importante elemento del pacchetto è la proposta sullo scambio automatico di informazioni sui ruling fiscali, successivamente approvata dal Consiglio dell’UE nell’ottobre 2015;
- l’adozione, in data 17 giugno 2015, del Piano d’Azione per una tassazione societaria più equa ed efficiente nell’UE (COM 2015/302). Tra le azioni chiave figura una strategia per rilanciare la base imponibile consolidata per l’imposizione sulle società (CCCTB) ed un quadro che garantisca una tassazione effettiva nel luogo in cui sono generati gli utili. Contestualmente, è stata pubblicata anche una black list di 30 Paesi non collaborativi.
Di particolare rilievo sono le conclusioni del Consiglio dell’UE dell’8 dicembre 2015, le quali sopraggiungono a distanza di due mesi dalla presentazione, da parte dell’OCSE, del “pacchetto” di misure (ottobre 2015) per il contrasto dell’erosione della base imponibile mediante lo spostamento dei profitti. Nell’accogliere con favore il citato “pacchetto”, il Consiglio dell’UE evidenzia che sono in corso di discussione, a livello comunitario, diversi interventi in connessione con l’azione internazionale di contrasto alla pianificazione fiscale aggressiva.
Tra questi vi è la proposta di direttiva per l’introduzione della base imponibile comune consolidata (CCCTB) ed il recast della direttiva cd. interessi e royalties. Non meno rilevante, sul versante della lotta all’erosione della base imponibile, è l’azione del Gruppo Codice di Condotta sulla tassazione delle imprese comunitarie, istituito nel 1998. Lo stesso Codice potrebbe fornire agli Stati membri linee guida fondamentali per l’implementazione delle misure BEPS indicate dall’OCSE.
Secondo il Consiglio dell’UE, è necessario intervenire con l’obiettivo di individuare, a livello UE, soluzioni comuni, condivise e coerenti con le misure BEPS di recente adottate, nel rispetto delle libertà fondamentali sancite dai Trattati. È altresì importante garantire agli Stati membri il necessario supporto nell’attività di implementazione delle soluzioni di contrasto alla pianificazione fiscale aggressiva, proposte a livello internazionale o che saranno accolte sul piano comunitario.
Dal momento che le opzioni di attuazione delle misure BEPS proposte dall’OCSE si differenziano l’un l’altra, un approccio comune sul piano comunitario si rende opportuno in ragione dell’esigenza di assicurare il buon funzionamento del mercato interno. L’implementazione mediante direttiva appare – secondo il Consiglio dell’UE – lo strumento più adeguato, perchè in grado di garantire certezza giuridica, proporzionalità e un certo livello di armonizzazione tra gli ordinamenti degli Stati membri.
Un settore di intervento particolarmente rilevante è quello della tassazione dell’economia digitale, in relazione al quale è opportuno fare riferimento al rapporto pubblicato dal Gruppo di esperti della Commissione europea nel maggio 2014, nonché alle più recenti conclusioni OCSE sull’Action 1 *del *BEPS Action Plan (2).
Sul piano delle misure anti-abuso, quale strumento di contrasto alle tecniche di pianificazione fiscale aggressiva, si rileva che apposita clausola è stata prevista ai fini del recast della direttiva cd. interessi e royalties, mentre analoga norma è già stata inserita nella direttiva cd. madre-figlia. Questa, peraltro, è in linea con le conclusioni raggiunte dall’OCSE sull’Action 6 del BEPS Action Plan.
Infine, il Consiglio dell’UE invita la Commissione europea ad avanzare proposte, tenendo in considerazione l’attività effettuata fino ad oggi e nel rispetto dei framework normativi già oggetto di discussione, tra cui la citata proposta di direttiva in materia di CCCTB.
La Commissione dovrebbe altresì riflettere sull’opportunità di migliorare gli strumenti comunitari che consentono un immediato accesso ai dati ed alle statistiche sulla tassazione delle imprese, sulla base delle raccomandazioni OCSE formulate con riferimento all’Action 11del BEPS Action Plan.
(1) Per approfondimenti cfr. Valente P., Elusione Fiscale Internazionale, IPSOA, 2014, p. 1904 ss..
(2) Per approfondimenti cfr. Valente P., Elusione Fiscale Internazionale, IPSOA, 2014, p. 2063 ss..

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