“Il Redditometro, utilizzato per scovare i cosiddetti evasori totali del tutto sconosciuti al Fisco, costituisce un utile strumento di contrasto all’evasione. Confidiamo in un suo utilizzo accorto e selettivo da parte dell’amministrazione finanziaria, che non privilegi “scorciatoie” accertative di tipo presuntivo contrarie ai principi di capacità contributiva e della giusta imposta”. È quanto afferma Elbano de Nuccio, presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, in seguito alla riattivazione del Redditometro con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale di ieri del decreto ministeriale 7 maggio 2024.
“Il Redditometro – ha spiegato de Nuccio – rappresenta uno strumento riconducibile alla metodologia di accertamento sintetico che, a differenza degli altri tipi di accertamento, ricostruisce induttivamente il reddito del contribuente, non andando alla ricerca delle fonti produttive del reddito eventualmente non dichiarato, ma tramite un percorso a ritroso che parte dalla spesa sostenuta dal contribuente e dalla sua propensione al risparmio”.
“Si tratta di una tipologia di accertamento ben noto al nostro ordinamento tributario, introdotto già con la riforma degli anni Settanta del secolo scorso – ha continuato il presidente nazionale della categoria –, che viene utilizzato dal Fisco in particolare per scovare i c.d. evasori totali del tutto sconosciuti al Fisco che, pur non avendo a disposizione particolari fonti reddituali, manifestano un tenore di vita elevato”.
“Il redditometro, se utilizzato per questo tipo di situazioni, costituisce certamente un utile strumento di contrasto all’evasione. Se, invece, fosse utilizzato come forma di “catastizzazione” del tenore di vita dei contribuenti tradirebbe lo scopo per il quale il legislatore del secolo scorso ha introdotto tale metodo di accertamento”, ha concluso.
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