Il 18 giugno scorso, il Consiglio dei Garanti della Fondazione Organismo Italiano di Valutazione (in breve, “OIV”) ha approvato i “Principi Italiani di Valutazione” (in breve, “PIV”) che, in modo affatto analogo agli International Valuation Standards (emanati dall’IVSC, del quale il nostro CNDCEC è membro istituzionale), sono applicabili (e da applicarsi) a qualsiasi categoria di attività o di passività suscettibile di apprezzamento economico (dunque non soltanto alle aziende, ai rami aziendali ed alle partecipazioni societarie, ma anche a beni materiali e beni immateriali, nonché alle passività). La prima edizione dei PIV è contenuta in un denso volumetto che esce per i tipi di Egea S.p.A., la casa editrice dell’Università Commerciale Luigi Bocconi, la quale già ha pubblicato, ben ventisei anni or sono, i “Principi e Metodi per la valutazione delle aziende e delle partecipazioni societarie” e, più recentemente, nel 2009, le “Linee guida per le valutazioni economiche”. Tra i soggetti che, nel 2011, sono stati i promotori dell’OIV figura il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili. La sua presenza, oltre che indispensabile, stante l’importanza pratica delle stime nella nostra professione, è coerente con una lunga attenzione che la nostra categoria ha dedicato alla “codificazione” di “regole” tecniche e deontologiche in tema. Forse non pochi ricordano che le due raccolte di principi anteriori ai PIV dell’OIV, quella del 1989 e quella del 2009, nascono con la partecipazione formale del nostro ente ai relativi gruppi di lavoro, ideati ad impulso del Prof. Luigi Guatri e dal medesimo presieduti (come pure lo è, del resto, l’OIV). Commercialisti e “principi per le valutazioni” sono, dunque, “amici di lunga data” !
E credo, ora più che mai, stante l’internazionalizzazione sempre maggiore dell’economia del nostro Paese – e con essa, delle opportunità per i commercialisti di confrontarsi con imprese e colleghi esteri – i PIV possono giovare al miglioramento della qualità delle stime effettuate nel contesto di operazioni societarie per il reporting contabile nell’ambito di finanziamenti, dell’applicazione di strumenti per la gestione professionale delle crisi d’impresa, ed in situazioni di tipo contenzioso.
Oltre al vantaggio costituito dal miglioramento della qualità dei lavori professionali in tema di valutazione, i PIV rappresentano anche un’opportunità per il commercialista in termini di tutela del proprio ruolo e della propria funzione, tanto rispetto al cliente (talvolta incline a “chiedere l’impossibile” ed in ciò grandemente facilitato se mancano “regole”) che nei confronti di tutti i soggetti potenzialmente interessati ad un riesame, in chiave critica, di un lavoro di valutazione (stakeholder, controparti negoziali, organi ed autorità di vigilanza, magistratura, fisco).
Per quanto riguarda i contenuti dei PIV, sarà, ritengo, sufficiente richiamare in questa sede alcuni passi significativi dell’introduzione al volumentto della loro prima edizione “*I PIV contengono i principi di valutazione (riportati in grassetto e numerati in successione per ciascuna parte), le premesse, i commenti, gli esempi, le appendici ed il glossario. Le premesse, i commenti, gli esempi, le appendici ed il glossario svolgono la funzione di chiarire meglio i contenuti dei principi, ma non sono parte dei principi (il loro contenuto non è in nessun modo vincolante, non–authoritative). L’adesione ai PIV presuppone pertanto il rispetto dei soli principi di valutazione (e non necessariamente delle premesse, dei commenti, degli esempi, e delle appendici, la cui validità è funzione degli specifici fatti e circostanze che caratterizzano la specifica valutazione e che potrebbero non essere rappresentativi di tutte le possibili situazioni che l’esperto deve affrontare). I principi forniscono le linee guida entro cui deve essere individuata la soluzione del problema valutativo, considerati gli specifici fatti e circostanze. Le valutazioni richiedono una significativa dose di giudizio professionale, la cui qualità è funzione della capacità dell’esperto di rappresentare in forma non distorta e completa la soluzione adottata. I PIV sono corredati anche di un elenco di simboli, di acronimi e di un glossario. I principi verranno rivisti (per aggiornamenti e integrazioni) ogni due anni. Ciò consentirà un aggiornamento dei PIV in sincronia con gli IVS (International Valuation Standards), per i quali è previsto un aggiornamento ogni due anni negli esercizi dispari (ultima edizione degli IVS 2013). Il testo dei PIV correnti già recepisce la bozza di emendementi agli IVS 2013 pubblicata dall’IVSC. I PIV si ispirano agli IVS, pur essendo caratterizzati da un maggiore dettaglio. Gli IVS sono high-level standards in grado di riflettere i principi universalmente accettati nel campo delle valutazioni di qualunque tipologia di attività/passività. Sono dunque principi globali ad ampio spettro applicativo. I PIV rispondono all’esigenza di disporre di principi che riflettano al meglio la cultura, la prassi operativa, il contesto economico, regolamentare e giuridico italiano. In linea di principio un esperto di valutazione incaricato di svolgere una valutazione in ambito giurisdizionale italiano dovrebbe seguire i PIV e non limitarsi ad aderire agli IVS, senza adeguata spiegazione. *
A ciascuno di noi commercialisti spetta far propri i PIV, applicandoli nella nostra attività, con l’ausilio formativo che i nostri ordini territoriali e la Fondazione Nazionale non mancheranno di darci. Anche il Consiglio Nazionale darà impulso in tal senso, promovendo e/o favorendo opportune iniziative.
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