Il Comitato di sicurezza finanziaria, presieduto dal Direttore Generale del Tesoro Alessandro Rivera, ha pubblicato l’aggiornamento dell’Analisi nazionale sui rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo.

Obiettivo dell’analisi è duplice: la valutazione del livello di rischio riciclaggio e di finanziamento del terrorismo in Italia, attraverso l’individuazione delle minacce e delle criticità presenti nel sistema economico-sociale nazionale; la valutazione dell’efficacia del regime anti-riciclaggio e di contrasto del finanziamento del terrorismo nelle diverse fasi preventiva, investigativa e repressiva, per ridurre i rischi individuati.

In Italia, secondo l’analisi, la valutazione del rischio riciclaggio è “molto significativa”, vedendosi assegnare un valore di 4 su 4. Per quanto riguarda invece il finanziamento del terrorismo, sia di matrice nazionale che internazionale, il rischio è ritenuto “abbastanza significativo”, con valore 3 su 4.

Alla base di tale valutazione in particolare si ritrovano i fattori di contesto che investono il nostro sistema economico: l’uso ancora molto diffuso del contante e il ruolo della cosiddetta economia non osservata, cioè sommerso economico e attività illegali.

L’economia non osservata, ha calcolato l’Analisi, valeva circa 210 miliardi di euro, pari al 12,4 % del PIL nel 2016. Il valore aggiunto generato dall’economia sommersa ammonta a poco meno di 192 miliardi di euro, quello connesso alle attività illegali a circa 18 miliardi.

L’uso del contante si conferma ancora generalizzato e continua a presentare un fattore contestuale di rischio per il riciclaggio e l’evasione fiscale.  Pertanto, in relazione al riciclaggio, tali criticità ampliano la minaccia che proventi di reato, anche se in misura non specificamente definita, siano reinseriti nel circuito economico-finanziario domestico.

Per quanto attiene invece il terrorismo, i fattori di contesto evidenziati rendono particolarmente complessa l’individuazione dei flussi finanziari destinati al suo finanziamento, poiché questi flussi sono esigui in termini di valore e con origine tipicamente lecita.

L’analisi valuta poi l’efficacia del sistema nazionale per prevenire, reprimere ed investigare il fenomeno del riciclaggio di denaro per fini illeciti. A questo proposto emerge che il sistema Italia nel suo complesso, fermi restando i rischi rilevati, è ritenuto capace di rispondere ai rischi di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo.

Gli strumenti di prevenzione e repressione nazionali sono riconosciuti, anche a livello internazionale, pienamente adeguati e ulteriormente rafforzati, grazie alle modifiche normative intervenute successivamente alla prima analisi nazionale dei rischi del 2014.

Nel Comitato di sicurezza finanziaria sono rappresentati il Ministero dell’interno, il Ministero della giustizia, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero dell’economia e delle finanze, la Banca d’Italia, la Commissione nazionale per le società e la borsa, l’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni, l’Unità di informazione finanziaria, la Guardia di finanza, la Direzione investigativa antimafia, l’Arma dei carabinieri, la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, l’Agenzia delle dogane e dei monopoli. Il Comitato è integrato da un rappresentante dell’Agenzia del Demanio ai fini dello svolgimento dei compiti riguardanti il congelamento delle risorse economiche.

L’analisi, relativa ai dati 2014-2018, è stata realizzata da un gruppo di lavoro composto che dal Ministero del Lavoro e dall’Agenzia Italiana per la cooperazione e lo sviluppo e rappresentanti della Presidenza del consiglio dei ministri. L’analisi ha inoltre avuto il supporto e la collaborazione dell’Istat, di studiosi e rappresentanti del mondo accademico, e del contributo degli ordini professionali e delle associazioni private rappresentative delle categorie interessate.

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